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Pubblicato originariamente nel 2015, questo saggio precede, quindi, “Come uccidere il padre. Genitori e figli da Roma a oggi”, della stessa Autrice ed edito nel 2017. Il sottotitolo del libro è ingannevole indicando “nel mondo antico”. Infatti, non vi sono trattati né gli Egizi, né le civiltà Mesopotamiche e nemmeno gli Ebrei della Bibbia. L’argomento è incentrato sul mondo Greco e su Atene in particolare, poiché le fonti a disposizione dell’Autrice ed il suo retroterra culturale, le fanno privilegiare questo ambito ed il periodo storico. Partendo dai miti delle divinità e degli eroi, trae considerazioni dalla poesia di Omero e di Esiodo, dalle tragedie greche e dalle commedie di Aristofane. Anche i filosofi le offrono spunti per illustrare l’argomento dei rapporti all’interno della rigida società patriarcale ateniese. Un saggio storico di facile lettura e di buona qualità, ma non uno dei migliori della Professoressa Cantarella.
Eva Cantarella ci propone un escursus storico -mitologico sul conflitto generazionale (genitori/figli): argomento e problema irrisolto sempre attuale, sempre esistito. Si parte dai miti della teogonia narrati da Esiodo (Urano che impedisce la nascita dei suoi figli e Crono che riesce comunque a venire alla luce, nutrendo un comprensibile odio verso il padre), passando poi agli dei greci, con Zeus che azzoppa il figlio Efesto scaraventandolo a terra; per giungere ai personaggi di Iliade e Odissea, fonte di numerosi spunti per descrivere i rapporti genitori/figli. Pensiamo a Oreste che uccide la madre fedifraga Clitennestra per vendicare l’uccisione del padre Agamennone o a Telemaco che alla fine appare come un figlio ‘inetto’, succube di un padre come Ulisse e di una madre/moglie esemplare come Penelope. E poi ancora tanti esempi - ampiamente noti - tratti dalle tragedie di Eschilo, di Sofocle e dalle commedie di Aristofane. Interessante lettura che si pone accanto – senza contrapporsi- alla visione psicoanalitica del problema, che l’autrice lascia giustamente ad altri specialisti.
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