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Recensioni Non rivedrò più il mondo

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Ahmet Altan è stato travolto dall’ondata di arresti che ha seguito, nel 2016, il fallito colpo di stato del 15 luglio contro Erdogan. Da allora è recluso in un carcere nei pressi di Istanbul. L’accusa a suo carico è di aver favoreggiato il golpe tramite «messaggi subliminali».

Nel febbraio 2018 il suo processo-farsa si è concluso con un’atroce sentenza: ergastolo senza condizionale. Non rivedrò più il mondo è il messaggio che Altan lancia dalla sua cella: è un testo breve, che contiene molti universi. È uno scioccante diario di prigionia, dall’irruzione della polizia in casa di Ahmet e del fratello Mehmet fino alla notizia della condanna a vita in regime duro. È una galleria di personaggi e incontri miserabili in cui l’ingiustizia prende corpo e volto. È un inno all’immaginazione e al suo potere di evadere dalle quattro mura che la costringono riconquistando aria e spazio. È un ragionamento di straordinaria lucidità sui concetti universali di vita, morte, tempo, destino. È un elogio della scrittura come forma irrinunciabile di dignità dell’individuo. Da un lato, c’è un «corpo in trappola», dall’altro «una mente che non si curava e rideva di ciò che sarebbe accaduto al corpo, si credeva intoccabile ed era intoccabile ». Le parole di questa mente che non si rassegna al silenzio, strappate al regime di massima sicurezza, colpiscono come sassi e lasciano una traccia indelebile.)
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