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Non è per niente facile. La relazione tra i generi all'età del primo amore
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Dettagli

2003
3 novembre 2003
256 p., Brossura
9788870119268

Voce della critica

"Non è per niente facile". L'osservazione di un ragazzo di sedici anni titola il resoconto di una ricerca sulla percezione dell'identità di genere, condotta da un gruppo di studenti di psicologia dinamica dell'università di Torino, su un campione di adolescenti "all'età del primo amore". Per l'intelligenza del lettore, è bene precisare che si tratta della risposta al quesito "accetteresti di cambiare sesso per un giorno?", e che, letta per intero, la frase suona, davvero emblematicamente, "sì, ma soltanto per un giorno, perché non è per niente facile essere donne".

La capacità di suscitare risposte come questa - spontaneamente simpatetica con l'"altro" femminile, ma libera da preoccupazioni di correttezza - è uno dei meriti non piccoli di questo studio, sperimentale da molti punti di vista, particolarmente attento a non precostituire i risultati con eccessi di codificazione. Molti gli elementi di interesse, di novità, di sorpresa che emergono dall'esperimento, valorizzati dalla bella introduzione di Silvia Vegetti Finzi. Il campione è costruito in modo da rappresentare una varietà di esperienze scolastiche e sociali (gruppi misti di studenti liceali, grafici e ragionieri, un gruppo maschile di tecnici, fra Torino e Saluzzo), ma soprattutto tagliato in modo da coprire la fascia d'età (16-21 anni) in cui è davvero decisivo l'incontro con l'altro (sessualmente diverso da sé) per la percezione - la costruzione - dell'identità personale. Gli sperimentatori, poco più adulti del loro campione, si fanno scrupolosi osservatori di se stessi per tenere a distanza le implicazioni intellettuali ed emotive suscitate da un oggetto di indagine su cui è pressoché impossibile mantenersi neutrali.

Ferdinanda Vigliani (tra le fondatrici del torinese Centro studi del pensiero femminile, collaboratrice da alcuni anni del gruppo di ricerca che si occupa di studi di genere e fa capo al corso di psicologia dinamica di Piera Brustia) tiene il filo teorico del lavoro a partire da un preciso orizzonte storico-culturale: quello dell'esperienza femminista, in cui la questione della "differenza" è diventata decisiva per ripensare le categorie antropologiche e la loro apparente neutralità, per intervenire in quel sistema dissimmetrico di polarità (maschile-femminile, attivo-passivo, razionale-emotivo, pubblico-privato) in cui, per secoli, le identità di genere sono andate a costituirsi, in un "naturale" ordine gerarchico. La novità, in questo caso, sta soprattutto nella volontà di capire perché è così difficile tradurre l'esperienza storica, le acquisizioni teoriche forti del femminismo in termini comprensibili alle giovani generazioni; nella volontà di ascoltare, dalla loro voce e senza stereotipi concettuali, che cosa è cambiato davvero nel modo in cui si diventa ragazzi e ragazze, donne e uomini, oggi.

"La democrazia comincia a due", aveva affermato Luce Irigaray negli anni novanta, e ricorda l'autrice. La ricerca procede su quell'indicazione, mantenendo l'attenzione sulle pratiche relazionali tra i sessi per cogliere i punti e i modi in cui esse incidono nella costruzione dell'identità personale, nella produzione di immagini, desideri, valori e proiezioni, il cui risultato sarà, in ultima istanza, politico, ma solo dopo essere stato emozione e verità per una bambina o un bambino, per un giovane uomo o una giovane donna. Che cosa è accaduto da quando la differenza sessuale non è più condanna femminile all'ignoranza e alla subordinazione, da quando la segregazione tra uomini e donne è caduta e le identità di genere da obbligatorie sono diventate obsolete?

Questo studio apre un percorso d'analisi non facile, con una chiara visione delle difficoltà dell'impresa e della fallacia degli strumenti di pura rilevazione, dove in gioco non è, evidentemente, solo una questione di atteggiamenti. Il libro racconta la ricerca dal vivo, mostrando come il progetto si sviluppi a partire dall'intreccio dei soggetti coinvolti. I risultati relativi al lungo e complesso questionario sono analizzati per argomenti (l'identità di genere, l'immagine, i valori, la sessualità, le emozioni, la famiglia, il desiderio, i modelli), poi riportati integralmente in tabelle alla fine del volume. Chiude il percorso la riproposizione parziale del gioco-esperimento di Luce Irigaray "Chi sono io, chi sei tu" (condotto con i bambini e i ragazzi delle scuole di Casalmaggiore in Emilia, raccontato nel testo omonimo, pubblicato nel 1999), con un campione selezionato. Anche in questo caso, l'elaborazione è volutamente minima, in modo da aprire il discorso sul tema piuttosto che chiuderlo.

Il gruppo di ricerca sembra aver mirato soprattutto a produrre un'esperienza comunicativa e interattiva, fornendo agli intervistati strumenti di autoconsapevolezza, crescendo, nella formulazione delle ipotesi di lavoro, insieme alla qualità delle risposte. I metodi e i risultati sono tutti da pensare e da discutere.

F. de Luise insegna storia e filosofia

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