Non in nostro nome

In questo volume Howard Zinn, storico americano impegnato nei movimenti pacifisti, racconta le guerre e le stragi in nome della pace compiute dagli Stati Uniti nell’ultimo secolo, dal massacro nel villaggio vietnamita di My Lai ai bombardamenti su Dresda, dall’atomica su Hiroshima e Nagasaki alle bombe all’uranio impoverito nell’ex Jugoslavia. Coraggiosamente nei suoi articoli giornalistici Zinn dice che un’atrocità non ne giustifica un’altra, e definisce terrorismo gli attentati di Gheddafi quanto i bombardamenti di Reagan su Tripoli. Si può obiettare che la differenza fra una dittatura e una democrazia sia la possibilità di esprimere una critica, ma la voce del dissenso in America è molto flebile, tanto da non impensierire il governo. Gli Stati Uniti sono la nazione più sciovinista del mondo, basta osservare le bandiere a stelle e strisce davanti alle case private. In Italia il tricolore compare solo quando gioca la nazionale di calcio. Il presidente è considerato una figura sacrale come il papa per i cattolici. E’ vero, x la guerra in Vietnam ci fu dissenso, ma solo perché le perdite americane erano elevate e c’era lo spettro della coscrizione obbligatoria. Il pacifismo di Zinn è radicale quanto il militarismo di Hal Moore in “Eravamo giovani in Vietnam”. Ed è purtroppo utopistico, perché la guerra esiste dalle origini dell’umanità, e ci sarà sempre chi vuole combattere perché desidera uccidere. La guerra è un modo di farlo legalmente. Zinn, docente di Scienze Politiche alla Boston University, sa bene che la storia è scritta dai vincitori. E sui libri hanno fama i condottieri, da Cesare a Napoleone, da Hitler a Gengis Khan. I governanti desiderano gloria e profitto, che ipocritamente ammantano di eroismo in nome di giustizia e libertà. Gli Stati Uniti sono la più grande potenza mondiale, e il suo popolo è bellicoso perché non ha mai vissuto una guerra sul proprio territorio. Concordo con le teorie di Zinn, ma il libro è purtroppo un saggio storico molto pesante.

Leggetelo! Usciamo dal guscio dell'ignoranza!

Un illuminante saggio critico sulle nefaste azioni degli USA dalla loro nascita fino alla guerra in Afganistan. L'autore smonta con prove e logica inoppugnabbile gli alibi di "guerre giuste" e "guerre preventive" che hanno sempre accompagnato la politica estera americana e ne mette in luce colpe, ipocrisie e complotti. A tratti poco discorsivo, è comunque un ottimo libro che sbugiarda i sostenitori della superiorità "democratica" USA.