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Doloroso da leggere Discontinuo; la prima parte è la migliore, lontana dal dramma e dal dolore, ma poi tutto si fa più oscuro e ingarbugliato, probabilmente perché reticente. Il confine fra sincerità e spudoratezza, fra voglia di raccontare per prendere le distanze dal proprio dolore e la necessità di non ferire le altre persone coinvolte è un cavallo difficile da cavalcare: non mi sembra che la cosa alla de Vigan sia completamente riuscita. Bello il titolo
La fine del libro, seppur annunciata, è spiazzante... la descrizione perfetta del momento colloca il lettore li, vicino a quel letto... davvero impressionante! ho pianto come non mi succedeva da un po', emozioni vere di dispiacere per lei e per la madre, di compassione e di certezza della fine. Sono grata a Delphine per essere riuscita a mettersi a nudo e a raccontare la vita cosi con tutte le sue gioie e dolori.
L'autrice ricostruisce la storia della madre Lucile, morta suicida, prima attraverso i racconti dei fratelli e delle sorelle, poi attraverso i suoi " occhi di bambina cresciuta troppo in fretta". L'autrice, rispetto al proprio lavoro di ricostruzione, dichiara di avere "archiviato ore di parole in formato digitale sul computer, ore cariche di ricordi, silenzi, lacrime e sospiri, risate e confidenze", recuperando "le lettere, gli scritti, i disegni": "Ho cercato, frugato, raschiato, dissotterato, riesumato. Ho passato ore a leggere e rileggere, guardare filmati, fotografie, ho posto da capo le stesse domande, e altre ancora". Alla ricostruzione della storia familiare di Lucile, segue il racconto della malattia della madre - bipolare - e la ricaduta pesantissima sulla propria vita e quella della sorella, che vengono descritte con stupefacente sincerità e forza. Il racconto è inframmezzato da lunghe riflessioni, come quella che riporto di seguito e che penso possa far capire a chi legge il senso di questo libro: "Non so dire in fondo quale sia il senso di questa ricerca (...). Non so dire "a cosa sia dovuto". Ma più vado avanti, più ho l'intima convinzione che dovevo farlo, non per riabilitare, onorare, dimostrare, ristabilire, rivelare o porre rimedio a chissà cosa, solo per avvicinarmi. Sia per me stessa che per i miei figli - sui quali pesa, mio malgrado, l'eco delle paure e dei rimpianti, volevo tornare all'origine delle cose. E che di questa ricerca, per quanto inutile fosse, restasse una traccia". Tutto il libro è di un'intensità straordinaria e ogni parola necessaria; un libro estremamente doloroso, bellissimo, e che lascia una profonda e lunga risonanza nel lettore.
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