Un nido di vespe. Indagine tra Varese e il Lago Maggiore

Prima di scrivere una recensione negativa rifletto a lungo perchè mi dispiace per l'autore. Sono molto appassionata di gialli e purtroppo questo romanzo è decisamente scarso. Scrittura banale e faticosa, ricchissimo di descrizioni aride ed inutili, personaggi poco caratterizzati psicologicamente, trama infantile e finale assurdo. Ho iniziato a leggerlo con molte aspettative perchè sono nata e cresciuta sul lago Maggiore, pensavo che in questo romanzo i "nostri" luoghi sarebbero stati valorizzati per la loro profonda bellezza e invece mi è sembrato di leggere le parole di un navigatore... "alla rotatoria svolta a destra...prende la salita a sinistra...la casa con la facciata rosa..." Ripeto che mi dispiace molto perchè il lago e le terre di confine sono lo sfondo ideale per storie misteriose, l'autore ha perso un'occasione. Un'ultima banale osservazione: non ci sono traghetti sul lago di Lugano, ma solo battelli. Non merita neppure una stella, ma sono costretta a darne una.

Un giallo moderno, calato nella quotidianità, la cui aderenza alla vita di tutti i giorni ed ai suoi problemi non può che far riflettere, sulle vicende e sui tanti controsensi della società in cui viviamo. Lascia un po' di amaro in bocca ma, personalmente, proprio in questo aspetto ho apprezzato quel realismo di cui parlavo. Aspetto il seguito di questo improvvisato investigatore!

Ci sono elementi che ho apprezzato ed altri che mi hanno un po' infastidito. L'ambientazione è molto caratterizzata, a volte fin troppo (interi paragrafi in cui si spiega l'itinerario stradale neanche fosse un navigatore), il protagonista è umano e imbranato al punto giusto, non è uno dei detective tutti d'un pezzo. La cosa che mi ha dato più fastidio è il continuo rimarcarne le convinzioni politiche, all'inizio tratteggia la psicologia del personaggio e dei comprimari, ma alla lunga è ripetitivo e stancante e distrae dal dipanarsi della trama. Ho apprezzato anche il finale, non scontato.