Nel rispetto della luce. Cinema e uomini

recensioni di Quaglia, M. L'Indice del 2000, n. 12

"In ogni film si impara qualcosa di nuovo - e io non voglio morire senza aver appagato la mia curiosità. Andrò avanti finché continuerò a gioire del mio lavoro - e il giorno in cui tutto sarà finito e giungerà l'estrema solitudine, lo accetterò con serenità. C'è ancora luce a farmi compagnia. Ci sarà sempre". Le parole con cui Sven Nykvist conclude le proprie memorie sono indicative non soltanto dell'estrema vitalità del personaggio, ma anche del ruolo centrale che egli attribuisce all'elemento luministico. Il grande direttore della fotografia svedese sta infatti conducendo un lungo viaggio - centoventisette film in cinquantacinque anni di carriera - alla scoperta della luce. Luce che è quella naturale del sole e non quella artificiale delle lampade. Luce che è quella bellissima e cangiante del Nord Europa. Il volume - pubblicato in occasione della rassegna "Nel rispetto della luce: omaggio a Sven Nykvist", svoltasi a Bologna nello scorso aprile e promossa dalla Mostra internazionale del cinema libero e dalla Cineteca del Comune di Bologna - consente di ripercorrere le principali tappe della sua vita, e di mettere a fuoco le modalità attraverso cui si esplica il suo lavoro sull'immagine. Nykvist cerca di fare in modo che il proprio apporto alla realizzazione del film risulti invisibile, ritenendo che il ruolo del direttore della fotografia sia semplicemente quello di mettersi al servizio delle intenzioni della sceneggiatura e della traduzione che ne fa il regista. In quest'ottica la tecnica costituisce una base d'appoggio, un mezzo, e non deve mai essere fine a se stessa: per conseguire risultati soddisfacenti occorre subordinarla alla creatività. Nella concezione nykvistiana del cinema gli attori sono visti come lo strumento più importante del film. Compito del direttore della fotografia è quello di catturare le loro reazioni, di far emergere il carattere e l'intensità delle espressioni sul loro volto. Ogni viso è però diversamente sensibile alla luce, ragion per cui è necessario utilizzare fonti luminose diverse per i vari personaggi. È quindi fondamentale che il fotografo sia presente alle prove di trucco e che spieghi agli attori che cosa si fa e per quale motivo, in modo tale che non si sentano manipolati, usati. Nykvist si sente una specie di mediatore delle emozioni tra gli attori e l'occhio della cinepresa. La stretta collaborazione tra tutti coloro che fanno parte della catena di montaggio di un film rappresenta una condizione irrinunciabile per la riuscita dell'impresa. Per tale motivo è di grandissima importanza poter lavorare sempre con le stesse persone, creare équipe affiatate. Cosa che a Nykvist è riuscita con Ingmar Bergman, con il quale ha lavorato per molti anni, curando le immagini di alcuni dei più importanti titoli della storia del cinema. Sia queste opere, sia quelle realizzate con registi del calibro di Woody Allen, John Huston, Roman Polanski, Louis Malle e Andrej Tarkovskij, hanno contribuito all'affermazione di uno stile che procede attraverso successive sottrazioni, alla ricerca di una semplicità che sappia tenersi lontana dalla ripetizione manieristica e sia capace di tentare la strada della sperimentazione più audace.

Massimo Quaglia