"La luce, la memoria (che ricostruisce), l'occhio e la mente sono gli attori principali del libro di Milone. Infatti lo scenario è il presente, che legge il passato: così il libro si propone, nell'insieme, come una lunga chiosa petrarchesca, nonostante l'apparenza prosaica e il linguaggio assolutamente comune (di "poetico", in realtà, nel senso tradizionale, appare solo la similitudine). Di qui una continua oscillazione tra sentimento e ragionamento de amore e sul linguaggio poetico: ma le due cose coincidono, in un'osservanza fedele. In fondo non possiamo non dirci "fedeli d'amore", se eleggiamo l'amore come tema-base: anche se/quando ci piace deformarlo, per pudore o per convenienza, in un simbolo più o meno politico. Come se l'amore ci appartenesse, e come se fosse possibile trasformare in morale e politica la caduta in una passione casuale, che ci vince e ci mostra deboli." (dall'introduzione di Massimo Sannelli). )
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