Il narratore ambulante

All'inizio si fa fatica a seguire le due linee narrative, e confesso che per chiarirmi alcune idee mi sono dovuto rivolgere a Wikipedia, poi tutto scorre.

Leggere Vargas Llosa è sempre straordinario. Qui si fondono tre aspetti: una figura di un amico che si appassiona alla tribù machiguenga dell’Amazzonia peruviana fino alle estreme conseguenze, un narratore di storie di quella tribù che dipana racconti tra l’animismo e il magico e infine alcune pagine non lusinghiere sulla Firenze metà anni ‘80 dove Llosa scrive realmente la storia. Interessante la narrazione sulla vicenda di ‘civilizzazione’ forzata di questi popoli e sullo sfruttamento orrendo delle loro terre per interessi economici. Un po’ difficile da seguire la parte sulle narrazioni locali in un complesso tentativo di ricostruzione di valori, abitudini e terminologie così lontane. Un colpo di scena e la grande scrittura dell’autore rendono comunque accattivante la lettura.

Partenza intrigante, poi ho cominciato a fare fatica a dipanare la matassa, soprattutto riguardo gli aneddoti della tribù machiguenga. A poco a poco però il nesso tra le due voci narranti si è svelato e gli aneddoti hanno cominciato a coinvolgermi, grazie a quel mix fiabesco e drammatico che i racconti esprimevano. Alla fine c'è anche il colpo di scena che rende la storia ancor più godibile.