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Myra Breckinridge
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Myra Breckinridge - Gore Vidal - copertina

Descrizione


Bella e inarrivabile, Myra Breckinridge è la donna "che nessun uomo possederà mai". Fin da bambina desidera entrare nel fantastico mondo di Hollywood tanto da plasmare la propria vita come fosse una continua recita. E il sogno si realizza grazie a un ex attore di western che gestisce un'accademia di recitazione, zio del marito Myron di cui è rimasta prematuramente vedova. Myron, in realtà, è morto solo intimamente: ha cambiato sesso ed è diventato Myra. Mentre da uomo ha vissuto il sesso con i suoi partner in modo passivo, ora, con Myra è arrivato il tempo della vendetta e la vittima prescelta sarà il giovane Rusty sul quale la prorompente insegnante eserciterà un ambiguo potere... Ma qualcosa non torna nel rovesciamento dei ruoli di cui la "divina" attrice si fa paladina e proprio lei s'innamorerà dell'ex ragazza del maltrattato giovane, la dolce Mary-Ann, ferrea eterosessuale che d'altra parte sembra non resistere al fascino di Myra. Dopo essere stata investita da un'auto pirata (guidata da Rusty?), Myra ritorna uomo - seppure senza attributi maschili - e si sposa con Mary-Ann ritrovando una canonica felicità borghese.
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Dettagli

2007
8 novembre 2007
294 p., Brossura
9788881128822

Voce della critica

C'era una volta il camp: quella forma, spesso oltraggiosa e geniale, di contaminazione tra le altezze dell'estetica e le bassezze amatissime della produzione popolare, di cui Susan Sontag aveva genialmente spiegato riti e miti nel suo memorabile saggio contenuto in Contro l'interpretazione (1963). Di questo fenomeno, dalle risonanze fortissime in tutto l'Occidente, Gore Vidal era stato a buon diritto padrino negli Stati Uniti, da quando aveva risolutamente svelato le ossessioni iconografiche di una marchetta tennista in The City and the Pillar (1948), opera destinata a fare scandalo e a rimanere negli annali.
Oggi Fazi ripropone uno dei suoi romanzi capitali: Myra Breckinridge, del 1968, che riprende la traduzione d'antan di Vincenzo Mantovani (versione pubblicata da Bompiani nel 1969), con in copertina Raquel Welch, protagonista insieme all'epica Mae West, nelle vesti della assatanata talent scout Laetitia van Allen, del bizzarro film che Michael Sarne trasse dal libro nel 1970. L'eroina eponima è un concentrato di mondi dell'immaginazione: ogni suo gesto si alimenta di cinema, vive di rimandi alle avventure della Hollywood classica, senza disdegnare nemmeno rimandi alla televisione; a tutti gli effetti si presenta come un fantasma culturale, intenta a usare icone mitiche, come la "vaga Fay Wray". L'attrice, con i suoi capelli biondi e sbattendo gli occhioni, domava King Kong ed è evocata non a caso come modello finale di grazia anche dallo scienziato pazzo transessuale Frank'n'Furter nel Rocky Horror Picture Show (1975). Lo scopo dichiarato della voce narrante è infatti tenere a bada il maschio, che, come vuole la lapidaria apertura: "non la possederà mai".
La condizione primaria del personaggio è quella della metamorfosi, da uomo a donna, da carne a pellicola: ogni suo movimento è acquisizione di un altro elemento atto a dare corpo a un personaggio. Ogni nome nella storia è simbolico: per questo Buck Loner, l'ex celebrità del western che ha aperto un'accademia di recitazione a Hollywood, dove la protagonista è docente, evoca il dollaro, mentre Breckinridge, pur suonando pomposo, quasi fosse segnale dell'appartenenza al primo ceppo puritano che colonizzò il New England, allude anche a una decisa capacità di spezzare fisionomie (ridge è tra l'alto il setto nasale). Il viaggio è iniziatico: alla fine della storia tutti avranno cambiato realtà, come accade allo zotico Rusty Godowski, che dopo una violenta iniziazione omosessuale da parte della sua docente di recitazione, fiammeggerà nello star system con il nome di Ace Mann, mentre Myra diventa Myron (a lui lo scrittore dedicò un acido sequel nel 1974, non altrettanto incisivo), adottando insieme alla moglie Mary-Ann, star della televisione per bambini, il credo della Christian Science, per mettere ordine nel mondo.
La mecca dei sogni viene presentata in una chiave che è assai vicina agli esiti più dark di Hollywood Babilonia di Kenneth Anger, in una struttura compositiva sapiente e efficacissima, in cui i ritmi sincopati del nouveau roman, evocato a più riprese, si incastrano con il meccanismo diaristico e con una micidiale riproduzione parodistica del flusso di coscienza nelle fluviali registrazioni su disco di Buck, che sembrano alludere anche agli esperimenti di narrazione behaviourista di Andy Warhol, che confluirono nel fluviale romanzo-conversazione A. Luca Scarlini

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Conosci l'autore

Gore Vidal

1925, West Point

Nato nel cuore della vita politica statunitense, da bambino ha vissuto a lungo con il nonno Thomas Pryor Gore, senatore, che in seguito sarebbe stato un oppositore di Franklin Delano Roosevelt. Dopo aver militato nel Pacifico settentrionale come volontario durante la Seconda Guerra Mondiale, debuttò con Williwaw (1946), che raccontava esperienze belliche (come ben riassume presentandosi come personaggio in L’età dell’oro), cui fece seguito un’opera simile, In a yellow wood. La sua notorietà esplose però con The city and the pillar del 1948, intitolato successivamente nelle varie versioni italiane La città perversa, Jim e La statua di sale. La storia di Jim Willard, marchetta e maestro di tennis, ossessionato da un amore romantico e irraggiungibile,...

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