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«Gli dèi sono canti». Prima di essere figure e volti, gli dèi furono un ritmo e una melodia, perché l’origine è sonora, una vibrazione. Se indaghiamo con sufficiente tenacia le cosmologie arcaiche, a questo arriviamo. Ma occorreva la combinazione di un musicologo e di un mitologo, oltre che un’inflessibile audacia di pensiero, perché da questo si giungesse a ricostruire un modello di cosmologia (che poi non è altro che l’articolarsi di una «sostanza sonora») tale da illuminarci sia sulle speculazioni vediche sia sul Verbo giovanneo. Marius Schneider dedicò la sua vita al tentativo di ricomporre la cosmologia arcaica fondata sul suono. Ovunque, in Cina, in Australia, nell’Asia Centrale, in Africa, come anche nei capitelli romanici, ne ritrovò le tracce. La sua summa rimase incompiuta. Così questo breve libro, che apparve nel 1960 come contributo all’Enciclopedia della Pléiade, è forse il testo che meglio ci rivela, per la felicità e la densità dell’esposizione, le linee essenziali di quella visione.
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Interessante e affascinante. L'autore racconta l'origine della musica raccontando miti,leggende e attraverso simbolismi e archetipi ci illustra il significato potente ed evocatore della musica.
Un viaggia alle origini della musica, da dove essa proviene, come nasce.
Recensioni
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scheda di Neirotti, S., L'Indice 1993, n. 1
Apparso nel 1960 come contributo all'Enciclopedia della Pléiade, questo agile volume guida i lettori attraverso le tappe principali della ricerca di Schneider, volta a ricostruire una cosmogonia arcaica fondata sul suono. Punto di partenza è la generale uniformità del pensiero sulla musica delle passate civiltà e dei popoli primitivi. Dall'India all'Egitto, dagli Aranda dell'Australia ai Samoiedi dell'Asia settentrionale, è il suono la forza creatrice primordiale che emana un mondo puramente acustico. L'Onnipotente pensa la vita e chiama con un sussurro, quasi un alito, un dio inferiore, che ne canti l'inizio "...tutti gli oggetti di quel mondo, nati da quella musica, non costituivano oggetti o esseri concreti e palpabili, ma inni di luce..." Con l'intervento del 'transformer', signore della materia e della morte, ha inizio la decadenza del mondo acustico. Gli dèi fuggono e si rifugiano nel sacrificio sonoro, ma lanciano all'uomo, la cui essenza è canto, un ponte per l'immortalità. L'uomo, "infastidito dalla prossimità del cielo" lo allontana. Come ultima àncora di salvezza un dio civilizzatore scende dal cielo e insegna al mondo i riti e i canti necessari per percorrere la scala che porta dalla terra al cielo. Il continuo inserimento di leggende e miti vari, geograficamente e storicamente dislocati, dà al libro la grazia di una favola. Anche un saggio può essere racconto.
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