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La musica fa crescere i pomodori. Il suono, le piante e Mozart: la mia vita in ascolto dell'armonia naturale
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La musica fa crescere i pomodori. Il suono, le piante e Mozart: la mia vita in ascolto dell'armonia naturale - Peppe Vessicchio,Angelo Carotenuto - copertina
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musica fa crescere i pomodori. Il suono, le piante e Mozart: la mia vita in ascolto dell'armonia naturale

Descrizione


Nato dalle conversazioni con Angelo Carotenuto, è un saggio pop autobiografico ricco, profondo e divertente sul talento, sulla passione e la capacità di trasferirla, sulla cura, sugli effetti straordinari dell’armonia nelle nostre vite.

“La musica non è solo stimolo cerebrale. La musica ha la capacità di entrare nel fondo di noi. Può parlare alle nostre cellule e con una parte di noi che non conosciamo. E quando gli armonici si combinano in modo naturale, l’equilibrio delle loro attrazioni è pacifico e ci dà benessere. Musica armonico-naturale, io la definisco così. Se tutte le cose che ci circondano avessero questo equilibrio, questa propria formidabile individualità all’interno di un insieme, ci troveremmo in una condizione ideale.”

La scoperta della musica davanti alla porta (chiusa) della cameretta del fratello maggiore; i primi concerti, ai matrimoni, con il professore di latino; il cabaret con i Trettré nella Napoli fervida degli anni Settanta, quella della Smorfia di Massimo Troisi, quando ancora era uno studente di architettura (ma cos’è l’architettura se non musica congelata, diceva Goethe). E poi l’incontro con Gino Paoli, il primo Sanremo nel 1986 sotto la neve con Zucchero, il “pronti-partenza-via” con Elio e le Storie Tese dieci anni dopo, la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi, fino all’hashtag diventato virale nei giorni del Festival 2016, #usciteVessicchio. Ma dal giorno in cui una goccia d’olio si stacca da una pizza mangiata fortunosamente in macchina e cade beffarda sui suoi pantaloni, Peppe Vessicchio ha iniziato a domandarsi se la musica fosse tutta lì. O se piuttosto non fosse giunto il momento di smontare il giocattolo per capirne il meccanismo; per realizzare fino a che punto può arrivare il suo potere benefico; per verificare se, considerato che le mucche del Wisconsin producono più latte ascoltando Mozart, tutti gli organismi viventi reagiscono positivamente quando gli armonici si combinano in modo naturale. Musica armonico-naturale, appunto. Questa è la forma che insegue Vessicchio. Questa è la base dei suoi esperimenti sulla terra, sul vino, e di quelli appena cominciati sugli uomini.
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Dettagli

2017
2 febbraio 2017
232 p., Rilegato
9788817092357
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Indice

Le prime frasi del libro

Ci siamo. È il momento.
Questo è l’ultimo istante di silenzio prima che tutto cominci. Il pubblico tace, il pubblico aspetta. Aspettano anche loro, qui davanti a me. I musicisti. L’orchestra.
L’attesa è una magia che non si dovrebbe interrompere mai. Sto per sollevare le mani. Preparo il segnale dell’attacco. Tra poco il primo violino mi fisserà e comincerà a suonare. Il flauto entrerà dopo tredici battute di pausa. Inizierà a contarle nel silenzio della sua mente e un attimo prima io dovrò voltarmi verso di lui, per partecipare del suo ingresso dentro questo nostro piccolo mondo d’armonia. Guai a dimenticarsene. Lo abbiamo fatto in prova, sempre, ogni volta, e quel che accade in prova tra me e questi uomini e donne non si può più cancellare.
Se per una volta non guardassi il flautista, lui potrebbe essere autorizzato a farsi prendere da un dubbio. Potrebbe immaginare di aver contato male le tredici battute di pausa, magari di averne saltata una; potrebbe decidere di non cominciare a suonare, potrebbe pensare che c’è qualcosa che non va. Io devo saperlo perché sono qui per lui, per lei, sono qui per loro; io sono qui per tutti. Il dubbio di una persona sola sarebbe destabilizzante, non dico per me, ma per l’orchestra intera.
Il silenzio. Ecco. Mi prendo ancora un attimo. Il silenzio rassicura. Wilhelm Furtwängler, direttore tedesco che amava Wagner, viveva la ricerca del momento esatto in modo complesso, dolorosamente. Dalla prima fila gli strumentisti dovevano sussurrargli: «Forza maestro, forza».
Ogni volta che come adesso sono sul podio, sento che mi sto preparando a gioire, e non da solo, ma come se ci fosse un rito da celebrare, come se fosse un alleluja. È davvero molto strano se ripenso a tutte le mie prime volte. A Sanremo fu nel ’90, avevo due pezzi in gara: La nevicata del ’56 di Mia Martini e Tu… sì di Mango. Gabriella Carlucci, la presentatrice di quell’anno, avrebbe dovuto annunciare il mio nome e a quel punto avrei dovuto accennare un inchino. Avevo il terrore che lei o Johnny Dorelli potessero farmi qualche domanda. Mi faceva paura, in realtà, qualunque cosa diversa dal dirigere. Quando arrivò il momento e mi voltai verso la telecamera, scoprii che una vena sotto il collo batteva un ritmo furioso. Eppure, nell’istante in cui diedi di nuovo la schiena allo show, trovandomi l’orchestra davanti, la vena all’improvviso smise di fremere. Era bastato un diverso orientamento cardinale, un leggero spostamento, una geografia differente per ritrovarmi. Quello che salutava, preso da una certa agitazione, era un uomo di spettacolo. Ma l’altro – che meraviglia – l’altro era solo un uomo tranquillo che voleva fare il suo lavoro, senza una telecamera, senza conduttori, senza un regista che imponesse di cominciare entro cinque secondi.
Eppure, arriva sempre questo momento, l’ultimo istante di silenzio, quello in cui ci siamo solo noi. Io, l’orchestra e la musica. Loro aggrappati agli strumenti, come fossero zattere che salvano da un naufragio. Io con lo spartito delle mie espressioni, le mie mani, i miei umori che devono accordarsi al brano. Un ultimo istante di intimità.
Ci siamo, ora lo stanno dicendo.
«Dirige il maestro Peppe Vessicchio.» E allora, forza, possiamo cominciare.

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Lety
Recensioni: 3/5

Libro dalla piacevole lettura, nella maggioranza delle pagine trattasi di una autobiografia, con considerazioni interessanti sulla musica e su ciò che la musica è per Peppe Vessicchio. Solo nelle ultime pagine di questo percorso si parla effettivamente degli studi fatti sulle piantagioni e di come le vibrazioni dei suoni provenienti dalla musica classica abbiamo avuti effetti positivi sulle piantagioni.

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Conosci l'autore

Angelo Carotenuto

1966, Napoli

Laureato in Letterature Straniere Moderne, è giornalista a “Repubblica”, dove, tra le altre cose, scrive di sport sul blog “Il Puliciclone”. Si è occupato anche di politica, cultura e spettacoli. Il suo racconto Birra, vino e cocktail è stato inserito in un’antologia Marsilio nel 2002. Nel 2010 ha partecipato al premio Solinas per la sceneggiatura con “C’è qualcosa di sbagliato nell’amore”. Ha poi pubblicato il romanzo Dove le strade non hanno nome (Ad est dell’Equatore, 2013). Del 2014 è La grammatica del bianco, romanzo edito da Rizzoli.

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