Morte nel fango

Storie che si intrecciano, intessendo una trama complessa, tracciata da semplici parole, con abilità e intelligenza. Morte nel fango è il primo romanzo che coinvolge in profondità i personaggi, che noi lettori abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare per le loro qualità investigative, oltre che personali anche nel sequel. Questa volta l'indagine riguarda da vicino la commistione fra politica e mafia: personaggi pubblici in vista della città sono coinvolti in uno scandalo per corruzione, il detective Baglioni è chiamato a disbrigare la matassa. Il thriller inizia come sempre con il botto: un famoso latitante viene ucciso a colpi di arma da fuoco alla periferia di Milano e una palude stile Psycho è la scena del crimine. Baglioni e la Lenci sono, in parte, coinvolti nella carneficina. La vicenda si svolge sempre in poco più di un mese e le vite di tutti i personaggi subiranno un'evoluzione. Anche quelle del detective dipendente da psicofarmaci Baglioni e della segretaria Lenci. Lo stile di Pileri è, come in Peccato chiama peccato, senza mezzi termini, brutale quando serve, altamente scientifico nell'analisi della scena del crimine e dettagliato anche dal punto di vista psicologico dei personaggi. Tranne quando servono ad aumentarne la suspense. Unico neo, emerge da questa prima opera una ricerca di stile non ancora completata e sicuramente il sequel è di un livello letterario molto superiore: a mio parere, le parti in cui si introducono i personaggi rischiano di spezzare la suspense in alcuni punti. Probabilmente perchè si tratta del primo dei libri che raccontano la saga dell'investigatore Giuseppe Baglioni.

La trama è molto avvincente e mai banale, la storia è un giallo che riesce a tenere col fiato sospeso fino all'ultima pagina e non manca mai quella giusta dose di ironia che rende piacevole e scorrevole la lettura.