Mortacci

La traduzione letterale del titolo originale inglese, “Deadfolk”, in italiano si dovrebbe tradurre “Gente Morta”; da una accezione in cockney-gaelico forsanche come “Genti Ammazzate”. Ma, probabilmente, lo si è voluto ribattezzare “Mortacci” per una qualche forma di ammiccamento, senz’altro speculativo, nei confronti della tipica espressione in volgo romanesco (che non c’entra a niente) e, ancora di più, per distinguerlo dall’omonimo titolo statunitense, mai tradotto in Italia, di un ottantaduenne “giallista” del Michigan. Nel libro ci si arrabatta a raccontare le vicissitudini di un buttafuori che, macho e forte benché alquanto scarso di cervello, in una realtà provinciale inventata e completamente trascesa mena a tutti, ammazza tutti, rimorchia femmine come fosse un gran figo, cercando e pare pure riuscendo di darla a bere davvero a tutti; lettore compreso. Libro macroscopicamente scorretto e dal ritmo serrato. E libro, scritto in un linguaggio vagamente a cavallo fra il peggior Camilleri ed il più lontano Burgess dove, date le brillanti idee d’intrattenimento dimostrate, prima o poi all’autore daranno "uno Strega, un Pulitzer, o magari un Nobel alla letteratura!" C.Matar

un capolavoro di genere! un tuffo nel cervello e nell'assurda visione del mondo di uno scimmione in forma umana, con bisogni primari e abietti. un personaggio grottesco e improbabile... oppure no?! peccato siano stati tradotti solamente 2 romanzi della "saga".

Semplicemente fantastico. Una storia noir imprevedibile, tanta ironia e divertimento. Un linguaggio forte, ma anche l'unico possibile per raccontare la trama.