Morirono nella notte. Il mistero della White House Farm

Inghilterra, Essex. Dopo una serata burrascosa e molti litigi, nella notte del 7 agosto 1985 una famiglia viene sterminata: Nevill e June Bamber, la loro figlia adottiva Sheila e i due figli gemelli di lei, di sei anni. La polizia conduce indagini sbrigative e altrettanto sbrigativamente liquida il caso come omicidio-suicidio, indicando in Sheila l’unica possibile esecutrice. Sheila, una figlia irrequieta ma mamma devota: poco affidabile, però, vivendo nei confini incerti di una malattia psicotica implacabile. Il successivo processo, però, non solo scagiona Sheila ma indica come colpevole, grazie a deposizioni a lui totalmente sfavorevoli, il fratello, anch’esso adottivo, Jeremy. Se Sheila avrebbe potuto uccidere perché psichicamente fortemente disturbata, Jeremy appare come persona avida e morbosamente interessata all’eredità dei genitori e della sorella. La giuria popolare giunge dopo molte ore alla sofferta ma inappellabile decisione: il colpevole è Jeremy. Condannato all’ergastolo, non si arrenderà e occuperà tutte le sue giornate nel tentativo di dimostrare la sua estraneità ai terribili delitti. Ecco il nuovo true crime di Antonio Pagliaro, una storia vera raccontata nel suo stile inconfondibile: martellante, incalzante, informato e informativo con precisione millimetrica, elegantissimo nello snocciolare qua e là fatti di cronaca e attualità degli anni – tantissimi, in questo caso - in cui la storia si ambienta. Sarebbe splendido poter vedere un film su questa trama. In cosa differisce un “true crime” rispetto ad un normale giallo? Beh, innanzitutto il true crime si basa su un avvenimento reale, in secondo luogo potrebbe non avere un epilogo, potrebbe quindi non essere possibile individuare inequivocabilmente il vero colpevole. Ed è esattamente quello che succede nel delitto descritto da Pagliaro…