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Il monte del cattivo consiglio - Amos Oz - copertina
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monte del cattivo consiglio

Descrizione


Tre novelle legate tra loro ambientate nella Gerusalemme alla vigilia della nascita dello stato di Israele.

Gerusalemme alla vigilia di quel fatidico 1948 che segnò la nascita dello stato ebraico è la vera protagonista di queste tre novelle racchiuse sotto il titolo de Il monte del Cattivo Consiglio e unite da un sapiente filo conduttore.
Oz evoca qui, infatti, l'atmosfera tutta particolare che animava la città ebraica in quel periodo, e la narra attraverso lo sguardo di sé bambino, incarnato in diversi personaggi. Nella prima novella, che dà il titolo al libro, c'è una piccola famiglia gerosolimitana, con un bambino timido, un padre veterinario e una madre enigmatica che alla fine abbandonerà tutti e tutto. Uri, il protagonista della seconda novella, Il signor Levi, si guarda intorno nel suo colorito quartiere popolato di personaggi strani, a volte misteriosi. La guerra d'indipendenza è alle porte. Questo lo sa anche il dottor Emanuel Nussbaum, che in Nostalgia scrive lunghe e struggenti lettere a Mina, una donna che ha molto amato. Lui è malato, sa che vedrà solo una piccola porzione di futuro. Intanto le racconta il presente convulso, trepidante e pure carico di malinconia che Gerusalemme viveva in quei giorni.
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Dettagli

2011
7 giugno 2011
240 p., Brossura
9788807018695

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claudio
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Pur non essendo dei migliori lavori di Oz, anche questo è un buon libro. Si compone di tre parti, di tre racconti uniti da alcuni personaggi che compaiono in tutti e tre, in particolare il bambino Uri. Siamo alla vigilia della proclamazione dello Stato di Israele, a Gerusalemme: la parte ebrea è minacciata da una parte dagli inglesi che se ne stanno andando, e dall'altra dagli arabi che non accettano la nascita di Israele.

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Voce della critica

  Tre racconti scritti fra il 1974 e il 1975. Come Yehoshua, anche Oz ritorna al passato, al suo passato, quello degli esordi. In Oz la vena autobiografica è dominante. Lo è di norma, in questo libro di più. Curioso che nei tre racconti appena usciti, nel primo, che dà il titolo al volume, come negli altri due (Il Signor Levi e Nostalgia) il protagonista sia sempre, indirettamente, un bambino che ha tutta l'aria di essere un alter ego di Oz, fantasioso, sognatore (quasi fatato, si sarebbe tentati di dire, per il modo come, fingendo di giocare, il bambino contempla il mondo degli adulti). Solo per illusione ottica si è indotti a credere che i personaggi maggiori siano i grandi (i genitori nel primo racconto). Questo bambino si chiama Uri, nel secondo e terzo racconto; nel primo racconto non ha un nome, ma la sua identità tende a sfumare nel bambino-poeta che, davanti alla nascita imminente dello Stato d'Israele, subisce la seduzione dei grandi, delle loro passioni, per questo fa domande scomode. In pratica, senza dirlo, i bambini di questi tre racconti supplicano il lettore: vorrebbero essere ascoltati, perché sanno che le loro domande saranno le domande del futuro (anche quando si chiedono se sarà possibile per loro trasformarsi in un pipistrello o in Shirley Temple). La ricostruzione degli interni è, come sempre in Oz, incantevole. La scena della festa all'ambasciata inglese, nel racconto iniziale, è meravigliosa: per la transizione che descrive, ad ampie e concentriche volute, farà venire in mente al lettore italiano il grandioso ballo del Gattopardo. Qui la donna fatale è la moglie del medico, che alla fine abbandonerà la scena rompendo l'incantesimo della famiglia unita. Non sono decisamente a lieto fine le storie d'amore di questi racconti. Uguale la collocazione cronologica che dà unitarietà al libro: siamo alla vigilia dell'insurrezione contro il mandato britannico, questione di ore. La ricercata lentezza stride con la tensione nervosa della vigilia. Si aspetta qualcosa che sembra non arrivare mai. Personaggi storici come Ben Gurion fanno capolino, non sono certo quelli meglio riusciti sul piano della resa psicologica (la cosa credo non sia casuale: rientra nel pathos della distanza, denominatore comune di tanta narrativa israeliana dell'ultimo periodo). Nel secondo racconto, Il Signor Levi, il personaggio principale è un membro clandestino della resistenza ebraica, che ha una doppia vita. I suoi amori dongiovanneschi sono protetti dalla benevolenza di un poeta e di un bambino (in realtà sono due figure gemellari, due specchiati sembianti). Nel terzo racconto l'attesa per il grande momento fa crescere la tensione. Si potrebbe parlare di un crescendo, ma infinitesimale: lo scoppio del conflitto nel primo racconto è piuttosto sullo sfondo, il lettore si avvicina all'esplosione passando dal secondo racconto al terzo, in cui l'ora X è davvero a portata di mano (ma l'autore deliberatamente si astiene dal descrivere l'evento). Nell'ultimo racconto, che ha la forma di un piccolo romanzo epistolare, la malattia del protagonista lo porta a rievocare un'intensa passione amorosa della giovinezza. Ci sono soltanto le lunghe lettere di lui. Storia e politica rimangono sullo sfondo o, se emergono, lo fanno attraverso gli occhi dell'infanzia. Una parte non minore del distacco viene dalla nostalgia d'Europa, soprattutto il ricordo della capitale absburgica dove Nussbaum si è formato e ha incontrato Mina. Una ricostruzione non oleografica della Vienna fin de siècle. Anche Oz, come l'ultimo Yehoshua, raffredda dunque il pathos della storia: lo fa con lo strumento classico dell'autobiografia, dell'elegia che per sua natura allenta i contrasti. Nel primo racconto è emblematico il rapporto intenso, ancorché inconscio, che lega il medico, affascinante e tenebroso, a Lady Bromley, cognata dell'Alto commissario inglese; nel secondo si osserva l'ironia di un Leporello bambino che protegge la vita privata dell'eroe; nel terzo il protagonista confida di aver amato una sola donna e il suo romanticismo fa passare in secondo piano un dettaglio non trascurabile: con metodi artigianali il dottor Nussbaum confeziona esplosivi per la resistenza clandestina. Gerusalemme fa da sfondo ai tre racconti, ma è una città distratta, colorata e multiforme, per questo ignara del suo destino. È come se Oz fosse attratto dall'idea di trattenere il tempo, di fermare le lancette della storia: prefigura le sofferenze future, sa bene che quanto sta per accadere nel 1948 è un evento inatteso, gigantesco, per certi versi "scandaloso", ne percepisce le contraddizioni, i dilemmi fra l'oppressione del mandato britannico in declino e la lotta aspra e senza fine che dividerà ebrei e palestinesi nei decenni futuri. Il fascino di questo libro consiste nel fatto che Oz abbia deciso di ri-presentarci proprio oggi Uri, e lo fa giocando sull'effetto che produce nel lettore il senno del poi ovvero attraverso la conoscenza dei suoi romanzi maggiori. Di Yehoshua la ricezione italiana è stata faticosa, ma lineare. I primi racconti (La morte del vecchio, Il poeta continua a tacere, Il rapido serale di Yatir, L'ultimo comandante), che oggi con stratagemma narrativo rievoca nell'ultimo romanzo, sono noti da molti anni al pubblico italiano. Questa trilogia di Oz ci consente di ripercorrere le prime fasi dell'opera di un narratore multiforme, capace di restituire, forse meglio di Yehoshua, il tessuto sociale di uno stato nascente, dotato di salde istituzioni, ma ancora embrionale, impulsivo, appunto, romantico, nel senso più alto e nobile che l'intimità può avere per uno scrittore mai indifferente al reale. Alberto Cavaglion

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Conosci l'autore

Amos Oz

1939, Gerusalemme

Amos Oz (pseudonimo di Amos Klausner) è stato uno scrittore e saggista israeliano. Ha studiato all’università ebraica di Gerusalemme e a Oxford. Partecipa attivamente al dibattito politico per una risoluzione del conflitto israeliano-palestinese, cui ha dedicato i saggi In terra di Israele (1983) e Contro il fanatismo (2004), oltre che numerosi interventi sulla stampa internazionale. Nei suoi numerosi romanzi – il cui punto di vista privilegiato è quello delle relazioni di coppia o generazionali – riflette i conflitti aperti nella società israeliana e la difficile convivenza delle due culture, europea e araba, in una visione ironica, priva di ottimismo: Michael mio (1968), Un giusto riposo (1982), La scatola nera (1987), Conoscere una donna (1989),...

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