Monk himself. La vita e la musica di Thelonious Monk

Questo libro rappresenta, insieme a pochi altri, un'eccezione nel non fornitissimo scaffale di biografie di musicisti jazz: di contro a certe 'mattonate' stancanti che illustrano nel dettaglio, ma con gelo, storie di vita, l'autore invece riesce a produrre un testo esauriente e approfondito, puntuale e completo, pur senza appesantire il ritratto del geniale pianista come se fosse quello di un generale dell'esercito. Il colore linguistico, lo spirito narrativo, la lievità con cui scorrono le pagine densissime di informazioni e aneddoti, rendono la lettura attraente e gustosa fino alle ultime pagine.De Wilde prima ci racconta il musicista - uomo, poi, al termine, con poche rispettose pagine,l'uomo - musicista. Prima ci spiega la sua musica, le sue note, i suoi viaggi, i compagni di lavoro, il suo strumento, poi, la sua debolezza, la malattia, il silenzio, la morte. Quasi che immersi nei primi 11 capitoli verrebbe da chiederci se si tratti dello stesso Monk che conosciamo noi, quello delle droghe, del disturbo mentale, delle pazzie...e, negli ultimi due, se si tratti dello stesso Monk dei precedenti paragrafi, tanto negli uni non ci sia traccia degli altri. Ma ciò che ci sorprende e ci meraviglia alla fine, a copertina chiusa, mentre riflettiamo su che cosa questo libro ci abbia lasciato, è che il musicista-uomo e l'uomo-musicista Mister T, seppur nella 'forma' disegnati distintamente e separatamente con grazia e maestria dall'autore, sono, nella sostanza, raccontati insieme, narrati simultaneamente, in maniera impercettibile. Ciò rende il ritratto che ne fa De Wilde incredibilmente umano ma nello stesso tempo 'storicamente' validissimo. Come si confà ad un jazzista,l'uomo E' il musicista, ed il musicista E', necessariamente, l'uomo.