Un mondo sinistro

Non la solita distopia di matrice orwelliana, e neanche lontanamente come quelle di Bradbury o Dick, in Un mondo sinistro non si può empatizzare con il protagonista, che di certo simpatico non è, e neanche empatico nei confronti dei suoi connazionali vessati dalla tirannia. Solo nello strepitoso finale, in cui tutto si trasmuta in una intima connessione fra realtà e letteratura, fra immaginazione e creazione demiurgica autoriale, l'emozione del lettore si fa più intensa. Una critica feroce al potere, così come l'altro romanzo, Una decapitazione (molto più surreale e grottesco), alle dittature del '900, alla stupidità dei regimi militari, si, ma sino a un certo punto, Nabokov non veicola messaggi, non esprime giudizi, non condanna apertamente, il suo interesse letterario per questioni sociali e politiche è stato sempre marginale, ma proprio questi aspetti esaltano la bizzarria, la profonditá di pensiero di questa strana distopia, di certo spiazzante, a tratti esilarante ma al contempo amarissima e velenosa.

Molto confusionario, non sono riuscito ad apprezzarlo appieno.

Vi sono alcuni romanzi che sono ambientati in uno spazio e in un tempo non ben precisati e che ho amato moltissimo anche grazie a questa caratteristica, della quale subisco un fascino particolare: penso al “Castello” di Kafka, ad alcuni libri della Ortese (tra i miei preferiti) come “L’Iguana”, o “Il porto di Toledo” (una Napoli tra le guerre trasfigurata in una completamente immaginaria Toledo), oppure a “Dhalgren” e la sua città di Bellona nel cuore degli USA, di S. Delany (quest’ultimo viene considerato generalmente “fantascienza”, ma ciò è opinabile), libri che hanno ben poco in comune tra loro (e anche con questo), ma che mi lasciano incantato innanzitutto per questa atmosfera un po’ vaga, spesso sconfinante nell’onirico, in cui si colloca la vicenda. Qui è uno stato, forse vicino al Baltico, incuneato tra Russia e Germania, dove si parla una lingua inventata da Nabokov stesso che porta forti eco di tedesco e di slavo, e dove l’epoca, vagamente moderna per la presenza di treni e automobili (ma nulla di più tecnologicamente particolarmente più avanzato), è assolutamente ininfluente. Le divise militari e il risonare di tacchi degli stivaloni militari sembrano spesso costumi da operetta. Il clima è quello di una Germania agli albori del nazismo, ma potrebbe essere ugualmente quello dello stalinismo, o la Romania di Ceausescu. Altro non vi dico, leggetelo!