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Il disastro di Cernobyl, gli sconvolgimenti climatici, la manipolazione genetica e la minaccia del terrorismo ci hanno insegnato una cosa: che a essere globali ormai, oltre ai consumi e alle economie, sono anche i pericoli. Da sempre le istituzioni nazionali hanno tratto la loro legittimazione dalla garanzia del controllo dei rischi: oggi, non possiamo invece prevedere a cosa andremo incontro noi e le generazioni a venire in conseguenza dello sfruttamento delle risorse, delle nanotecnologie, delle manipolazioni genetiche. Diventa cosí necessario ripensare l'idea di politica, il modo di intendere la sovranità degli stati, il concetto stesso di globalizzazione economica perché la condizione di crescente insicurezza rende precaria ogni promessa di benessere. In questa ampia cornice, Ulrich Beck indaga però anche un aspetto sinora poco considerato, quello della valenza delle parole, postulando la necessità di ridefinire, linguisticamente e giuridicamente, concetti come guerra e terrorismo, al fine di superare quella discrepanza fra lingua e realtà che rischia di inficiare qualsiasi forma di comunicazione.
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