La monaca di Monza. Il diario segreto di suor Virginia Maria de Leyva

Un libro quasi ingiudicabile tanto è sconclusionato. Le notizie storiche sono di seconda mano e assemblate alla bell’e meglio. La scelta di adottare la forma diaristica del racconto consente all’autrice di riempire pagine e pagine di riflessioni personali che sono della protagonista, ma potrebbero essere di qualunque altra donna, di qualunque altra epoca e anche dei giorni nostri. In questo modo la D’Anniballe si è facilitata il lavoro, ma il contesto storico risulta quasi completamente oscurato. Le figure dei personaggi sono costruite in maniera incredibilmente approssimativa e del tutto incoerente, resta così un mistero come Maria de Leyva, la monaca di Monza, possa trasformarsi da timida adolescente piena di insicurezze e sensibilità in una criminale efferata, né la passione da cui la monaca è travolta basta da sola a spiegare il cambiamento. Fastidiosissimo anche l’inserimento di lettere dell’epoca nel tessuto del romanzo, fatto allo scopo evidente di rinforzare il substrato storico del libro, ma con la conseguenza di disorientare il lettore, il quale vede i personaggi esprimersi in un bell’italiano contemporaneo e un momento dopo passare a un astruso linguaggio del ‘500. Consiglio a chi voglia leggere una storia romanzata della monaca di Monza di indirizzarsi altrove.

Un libro quasi ingiudicabile tanto è sconclusionato. Le notizie storiche sono di seconda mano e assemblate alla bell’e meglio. La scelta di adottare la forma diaristica del racconto consente all’autrice di riempire pagine e pagine di riflessioni personali che sono della protagonista, ma potrebbero essere di qualunque altra donna, di qualunque altra epoca e anche dei giorni nostri. In questo modo la D’Anniballe si è facilitata il lavoro, ma il contesto storico risulta quasi completamente oscurato. Le figure dei personaggi sono costruite in maniera incredibilmente approssimativa e del tutto incoerente, resta così un mistero come Maria de Leyva, la monaca di Monza, possa trasformarsi da timida adolescente piena di insicurezze e sensibilità in una criminale efferrata, né la passione da cui la monaca è travolta basta da sola a spiegare il cambiamento. Fastidiosissimo anche l’inserimento di lettere dell’epoca nel tessuto del romanzo, fatto allo scopo evidente di rinforzare il substrato storico del libro, ma con la conseguenza di disorientare il lettore, il quale vede i personaggi esprimersi in un bell’italiano contemporaneo e un momento dopo passare a un astruso linguaggio del ‘500. Consiglio a chi voglia leggere una storia romanzata della monaca di Monza di indirizzarsi altrove.