Molti matrimoni

Ciò che impreziosisce questo libro non è sicuramente la trama, che potrebbe essere sintetizzata in poche righe con uno dei più comuni cliché: l'imprenditore che tradisce la moglie con l'impiegata. L'aspetto interessante è la lunga e profonda riflessione sul senso del matrimonio e, più in generale, delle convenzioni sociali. Il doversi omologare, conformare alla morale e alle norme di comportamento e di pensiero vigenti in una società, annulla la libertà dell'uomo, la sua vitalità, la sua capacità di discernimento e scelta. E' con fatica e sofferenza, immerso in mille dubbi, che il protagonista si svincola dalle catene del "ben-pensare". Il pensiero critico ci rende liberi anche se, probabilmente, poco amati da chi si attiene ciecamente a ricevere informazioni, regole, norme, senza domandarsi del significato e del senso.

Un avverbio e due aggettivi possono bastare a tessere una delle più belle frasi mai scritte sulla felicità: "Non c'era più bisogno di vivere una lunga vita per conoscere infine, e solo così FIEVOLMENTE, qualche BREVE momento di MEZZA felicità". I rozzi benedetti intuiti che ci mormorano dentro davanti a una bancarella dell'usato, le molle che scuotono un acquisto nelle riserve di una lettura a venire, gli scatti di un piccolo compiacimento quando fra carne e prosa si stringe un lieto accordo...dev'essere questa, forse, l'alchimia bastevole a far garrire di gioia la gola dell'esperienza sensibile. Una sorta di bravura invisibile ad adocchiare una pietra lasciata lì su una tavola che ci trasmette qualche casto segnale all'adozione. Libro sorprendente, durissimo, genesi di un assillo che non riesce per anni ed anni a uscire da se stesso, un matrimonio non sentito, non voluto né amato. Lenta presa di coscienza svelata a una figlia come in una lettera di spietata sincerità, il coperchio che salta mostrando in tutte le sue miserie gli ingredienti falliti di un rapporto di coppia. E poi la sfida a ripartire nonostante la tragedia sorta dalla rottura, non si sa per dove e nemmeno perché, forse verso l'ennesimo errore, o porti migliori, o altri abbandoni, ma che importa..."La fantasia dell'uomo, questa forza creativa che è in lui, è fatta in verità per consolarlo, ed ha un'influenza suasiva sul fervore della mente. Quando fa qualcosa "alla cieca", come si dice, spesso egli compie in quel momento forse l'atto meno cieco di tutta la sua vita. Perché la verità è che quando la mente lavora da sola essa è incompleta, e come mutilata". Troppo edotto all'inganno con gli altri e con se stesso, troppo lavato da acque malate, trincerato in formalismi orribili, difese di uno schema ormai falso, niente può più tenersi in un silenzio che grida e gronda insofferenza. Dolore altrui e onestà propria, colpa e liberazione, in una vicenda senza scampo, luminosamente resa da un vero Maestro.