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Descrizione


Jo arriva a casa con aria agguerrita, getta una lettera sul tavolo. Davanti a lui una donna, la moglie: "Ci sono riusciti. Licenziato senza preavviso". Tutte le loro motivazioni non sono altro che menzogne. Perché? Che cosa è accaduto veramente? Sono le parole della moglie a raccontare con dolorosa lucidità l'intera storia, a scrutare la zona grigia dell'amarezza, del rancore, dello sgomento in cui è precipitato l'uomo che ama. Jo non le ha mai detto tutto, Jo per lei era un ottimo impiegato, apprezzato dai colleghi, serio, partecipe, professionale. Poi in ufficio è arrivata una nuova dirigente, e con lei ogni cosa è cambiata. Questo almeno è ciò che sostiene lui, mentre lei non sa più quale sia la verità. Nemici, spettri e cospirazioni erano già parte della loro vita da qualche anno. Erano nella testa di Jo, al centro delle sue preoccupazioni. Ma adesso non deve discutere del suo lavoro. Adesso non c'è più un lavoro, c'è solo un tempo infinito da trascorrere in casa, giorni interi da riempire e vivere, come mai era successo prima. Solo ora la donna comprende di non aver condiviso fino in fondo gli innumerevoli dettagli della vicenda. Un uomo che perde il lavoro diventa una vittima sospettosa che ripete all'infinito sempre le stesse storie, rincorrendo la giustizia risolutrice di chi si sente screditato e sostituito nel cuore stesso della propria vita. Chi gli sta di fronte scruta un vuoto, una debole luce in fondo al tunnel, che aspetta di essere attraversato.
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Dettagli

2009
16 aprile 2009
154 p., Brossura
9788854503076

Valutazioni e recensioni

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Fabio Festa
Recensioni: 5/5

Crudo e spietato spaccato di una realtà mai troppo evidente, un male che come un cancro uccide il lavoro e le persone al lavoro. Lo stile è introspettivo, e trovo molto interessante che sia narrato dal punto di vista di una donna alle prese con la sua vita, la sua famiglia, le sue fragilità ed un compagno sottoposto a violenza psicologica. Il tutto nello scenario dell'Incertezza che domina i nostri anni.

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Fabio
Recensioni: 1/5

Tema interessante ed attuale, narrato però dal punto di vista estremamente egocentrico della scrittrice che antepone regolarmente i suoi "bisogni" a quelli di tutti gli altri (lettori compresi). Stile narrativo arrogante. Peccato: un'occasione persa.

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Daniele Cerrato
Recensioni: 4/5

Un racconto forte di un male della società moderna, chi ha provato, anche se pur marginalmente il dramma del mobbing si ritroverà catapultato in sensazioni conosciute, totalizzanti e annientanti. Il mobbing raccontato in prima persona dalla moglie del protagonista Jo, un racconto che descrive bene come il male non si ferma al lavoro ma si insinua e logora piano piano affetti, rapporti sociali e salute, un male che non si sa come curare, anche perchè si riproduce e si autoalimenta come un virus nella sempre più dilagante perdita di cultura e valori della nostra società.

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Voce della critica

Argomento tristemente attuale in questi tempi di crisi, anche se il romanzo è uscito in precedenza, così come il bel film di Francesca Comencini a cui lo accomuna il titolo, Mi piace lavorare. Mobbing,del 2004. L'autrice, docente universitaria, trae spunto dalla propria biografia. Un impiegato comunale del settore cultura, viene licenziato senza preavviso. In realtà c'erano state delle avvisaglie: da quando era arrivata la nuova dirigente Jo era stato gradualmente emarginato. La moglie ascoltava sgomenta i suoi racconti, non si sapeva capacitare dell'accaduto, era combattuta fra solidarietà assoluta e dubbi di paranoia. Lei si occupa a tempo pieno delle due bimbe piccole, lui si ripromette di fare tutto ciò per cui non ha mai avuto tempo, ma cade in un'opaca routine da pantofolaio. Al giorno d'oggi è il lavoro – e il denaro – che ci dà un ruolo; lei paventa una drastica diminuzione del tenore di vita, soprattutto per le figlie. La riassunzione ordinata dal tribunale del lavoro non porta serenità, il mobbing continua: Jo viene relegato in un container nel cortile sul retro con mansioni assurde e inutili: deve tradurre in francese, lingua che non conosce. Pehnt descrive bene il senso di smarrimento che si impadronisce della coppia: lei dubita che lui sia stato parzialmente responsabile della sua disgrazia, lui le rimprovera di sbadigliare quando le parla, entrambi soffrono di insonnia, gli amici sono stufi delle loro lamentele, soprattutto dopo la riassunzione, le bambine sono turbate dagli sbalzi di umore dei genitori. È un romanzo lieve e intelligente, che descrive con realismo partecipato la caduta delle certezze e della fiducia di una coppia odierna in una situazione di crisi. La traduzione è scorrevole, ma come può sfuggire "gli sbottono" riferito a una bimba?
Marina Ghedini

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