Il mito vegetariano. Cibo, giustizia, sostenibilità: non bastano le buone intenzioni

Una lettura non semplice, ma assai interessante e a tratti anche gradevole. Un libro volutamente "aggressivo". I temi trattati sono serissimi e ben documentati. L'autrice parla della sua drammatica esperienza di vita, mi sembra intellettualmente onesta e a me è risultata credibile. A volte estremizza, ma credo lo faccia più che altro per provocare e scuotere le coscienze. Alla fine restano dentro molte cose. A me, un paio su tutte: l'uomo è onnivoro. Poche discussioni. Molte malattie che affligono l'umanità oggi (cancro, malattie cardiovascolari) sono "figlie" della globalizzazione alimentare.

Mi dispiace, ma non ci siamo proprio. Nel tentativo di confutare una ideologia "estrema" come il veganesimo, l'autrice finisce per portare avanti tesi mille volte piu' estreme. La distruzione dell'ambiente naturale ha avuto origine 10000 anni fa con l'invenzione dell'agricoltura? La terra puo' sopportare la presenza di pochi milioni (MILIONI, non MILIARDI) di esseri umani? Se sei un ambientalista, la prima cosa che dovresti fare e' una vasectomia? No, ma scherziamo? Veronesi tutta la vita, piuttosto.

Libro che ho letto con molto piacere perché racconta una esperienza di vita vissuta e che mi ha fatto comprendere le motivazioni che spingono molti ad abbracciare la filosofia vegan. Come ogni scelta estrema, il percorso vegan impegna la persona in una spirale oppressiva che ricorda molto le scelte estreme in materia religiosa (astinenza, privazioni, mortificazione corporale, ecc.). L'analisi psicologica della protagonista autobiografa è struggente e fa comprendere come i soggetti siano in buona fede quando scelgono di seguire l'ideologia vegan e (ma anche vegetariana) credono di poter raggiungere un eden in cui si possa vivere senza macchiarsi della colpa di far morire altri esseri viventi. Un mito che viene gradualmente smontato e clamorosamente invertito. L'analisi è documentata e convincente e dimostra come l'adesione al veganesimo, oltre che particolarmente dannosa per i giovanissimi adepti in età di sviluppo, provocherebbe se sposata in massa, una distruzione del mondo naturale molto maggiore dell'attuale. Nella seconda parte la lettura è meno scorrevole, un po' pesante l'analisi politica ed economica. Risente molto del contesto di vita dell'autrice (Stati Uniti). Tuttavia è un libro che offre tantissimi spunti di discussione e che davvero tutti i giovani che desiderano intraprendere restrizioni alimentari dovrebbero leggere prima di fare la loro scelta impegnativa e rigorosa. Consigliatissimo anche per i docenti e gli educatori o almeno per tutti i genitori, vegan/vegetariani e non, che hanno a cuore la salute dei propri figli.