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Il mistero del capitale. Perché il capitalismo ha trionfato in Occidente e ha fallito nel resto del mondo - Hernando de Soto - copertina
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Descrizione


In questo saggio l'autore si interroga sulla natura profonda del capitalismo e sulle ragioni della diseguaglianza economica, ribaltando molti luoghi comuni. Nella sua prospettiva, l'economia informale non è il cancro del capitalismo, bensì "capitale morto" che attende solo di essere portato alla luce. Al terzo mondo non sono mancati la rivoluzione calvinista, lo spirito imprenditoriale o il QI, quello che invece manca in molte realtà è il collegamento tra il mercato e la legge, ovvero la forma necessaria per rappresentare le attività patrimoniali. La sua tesi si spinge fino a negare tutte le spiegazioni della miseria urbana del Terzo Mondo, compresa la sovrappopolazione, sostenendo che il "sommerso" ha voglia e interesse a uscire allo scoperto.
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Dettagli

2001
30 novembre 2001
277 p.
9788811740049

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Tullio Pascoli
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Questo un saggio oltremodo eloquente, un'autentica lezione di economia, un insegnamento di raro valore di concreta giustizia sociale da raccomandare a tutti gli ingenui idealisti dell'egualitarismo ed in maniera particolare ai seguaci delle inutili e deleterie teorie keynesiane. E' certamente un po' datato, ma ancora estremamente utile perché espone in maniera esemplare tutta una serie di distorsioni generate dall'intervento politico, prepotente e pasticcione. Ci insegna come la libera e spontanea iniziativa dei singoli costituisce la migliore via capace di fomentare lo sviluppo dei Popoli schiavi del sottosviluppo, ma che ambiscono ad un'esistenza decente e degna che finalmente si dimostri in grado di condurre alla liberazione degli individui più intraprendenti, riconosciuti come meritevoli cittadini, altrimenti ridotti a mera sudditanza, nella più biasimevole miseria in cui un certo potere pubblico, con le sue ostinate pretese, è solito a condannarli.

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Voce della critica

Lo scienziato politico peruviano Hernando de Soto esamina le cause del successo del capitalismo, "l'unico modo fattibile di organizzare razionalmente un'economia moderna", nell'Occidente avanzato, e del suo fallimento nel Terzo mondo, nonostante quest'ultimo abbia provato ad applicare le ricette liberiste occidentali. Lo fa con piena cognizione di causa, essendo un esperto di politiche di sviluppo, come conferma la mole di dati e informazioni che il volume mobilita. Poco convincenti, tuttavia, risultano la diagnosi e la prognosi, pur in mezzo a numerose singole considerazioni analitiche acute e interessanti. A cominciare dall'ampia finestra che il suo gruppo di ricerca apre "una casa dopo l'altra, una azienda agricola dopo l'altra in Asia, Africa, Medio Oriente e America Latina", sul mondo dell'economia informale e sugli sforzi messi in atto da gruppi e popoli, considerati spesso dallo sguardo indifferente del "primo mondo" come passivi e incapaci di iniziativa e di sviluppare attività economiche efficaci e redditizie. Secondo de Soto, le difficoltà a tradurre tali sforzi in crescita sostenuta vanno attribuite a una sola causa: i limiti dell'assetto proprietario sotto i quali, considerata la loro illegalità, le iniziative economiche sono inevitabilmente proliferate in questi paesi. Date le stesse garanzie proprietarie occidentali, cioè nordamericane, agli attori dell'economia informale del Terzo mondo, dice de Soto, e tutto si risolverà. Ma non fornisce alcuna evidenza empirica convincente della connessione causale da lui individuata.

Ferdinando Fasce

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