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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
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Otto racconti perfetti. Non potremo averne di più: l'autore è morto giovanissimo lasciandoci queste brevi storie, un piccolo romanzo e poche poesie. In queste pagine ho trovato l'inaspettato cioè proprio quello che cerco nella letteratura quando tutto della vita un po' delude: la storia di una nave ad esempio, di una nave che pensa e decide come un essere vivente, oppure la narrazione di una migrazione paradossale e folle ma piena di speranza come quella delle procellarie; non siamo nell'assurdo però, siamo nel mito, quindi anche nella storia profonda di ogni essere vivente: ogni migrazione e ogni rivolta ha dietro la follia della speranza e l'inspiegabile della visione. Questo ed altro troverete in questo piccolo libro e di più non si potrebbe perché non c'è niente di più grande della Letteratura quando è ad alti livelli come in queste pagine. La vita non è perfetta e a volte si interrompe sul più bello, il fatto che nonostante le poche tracce lasciate in un'esistenza troppo breve noi possiamo ancora leggere, parlare e scrivere di Jean de la Ville è testimonianza di quanto quelle tracce siano state significative e profonde. Ringraziamo gli editori come Marietti e gli studiosi e i ricercatori come Giorgio Leonardi che riportano alla luce e lucidano queste preziose pagine per noi lettori esigenti, cercatori di tesori nascosti che il tempo, come al solito, rischia di sommergere senza l'azione costante della volontà umana. Bella anche la copertina: adeguata ai racconti in una forma difficile da descrivere e quindi significativa.
Ordinato su mariettieditore.it, il libro è arrivato in perfette condizioni e in tempi ragionevoli. Colpisce la copertina, semplice, con un abbozzo di disegno un po’ curioso. La traduzione dal francese (la prima in Italia) di Giorgio Leonardi, mi è sembrata ottima. L’autore, Jean de La Ville de Mirmont, dimostra uno stile sobrio, ma raffinato, per la leggerezza dei contenuti e i termini non troppo usuali, ma neanche ostici ai più. Le narrazioni sono scorrevoli, amene, ma profonde al tempo stesso, senza mai cadere in periodi di vuoto, che appesantirebbero la lettura. È notevole la capacità dell'autore di spostarsi da un frangente e da un luogo all'altro, portandoti dove vuole, come un osservatore attento e dinamico inserito nel racconto, o come una guida che ti prende per mano, descrivendo con raffinatezza e profondità dettagli vari e articolati. Non mancano certe venature ironiche, ma non banali, soprattutto nel racconto “Il mio amico profeta” e in quello de “Il pianoforte verticale”, che mi hanno fatto sorridere. Jean de La Ville ebbe un talento grande e inesauribile, da lui coltivato e fatto crescere grazie alla sua tenacia, che dimostrò negli studi, così come in ambito militare. Il suo professore di Lettere, citato nell’introduzione, vide giusto quando disse che Jean sapeva leggere nell’animo umano come pochi altri, traducendo in parole le inquietudini, le nostalgie, le debolezze delle persone che incontrava. Jean de La Ville, morto a soli 28 anni nel 1914, in trincea, sul fronte francese, a causa di una bombarda tedesca, fu uno di quei personaggi storici della letteratura che potrebbe passare alla Storia con la frase “cosa avrebbe potuto essere”, come è accaduto per molti altri grandi del passato, molti dimenticati. Sarebbe stato un uomo coraggioso, ma non spericolato, un eroe di guerra, uno scrittore di successo, che voleva capire e affrontare il mondo, raccontandolo e vivendolo; affamato di vita. I suoi racconti non sono introspettivi, sono vitali.
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