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"Questo libro si confronta con il problema di come la violenza venga moderata e minimizzata, soprattutto la violenza di Stato amministrata secondo un'economia dei calcoli e giustificata come mezzo minimo necessario a limitare il male. Il punto fondamentale della mia analisi è che la moderazione della violenza è parte della logica stessa della violenza. L'umanitarismo, i diritti umani e il Diritto Umanitario Internazionale, di cui lo Stato, le organizzazioni sovrastatali e le azioni militari abusano così frequentemente, sono divenuti gli strumenti fondamentali attraverso cui viene calcolata e amministrata l'economia della violenza. Uno sguardo ravvicinato a una serie di casi-studio mostrerà come, oggigiorno, l'organizzazione dello spazio e gli strumenti fisici, gli standard tecnici, le procedure e i sistemi di monitoraggio [...] siano divenuti i mezzi con cui esercitare la violenza contemporanea e governare il profugo, il nemico, l'indesiderato. Ciò che in questo libro chiamo 'il presente umanitario' indica la situazione di collusione di queste tecnologie - umanitarie, dei diritti umani e del diritto umanitario - con i poteri politici e militari. Nella condizione attuale, tutte le contrapposizioni politiche sono sostituite dall'elasticità delle gradazioni, delle negoziazioni, delle proporzioni e degli equilibri". [Pag. 19-20] Weizman analizza tre casi, ognuno dedicato a un aspetto stratificato nel concetto di minore dei mali possibili applicato alle guerre, alla geopolitica e al controllo delle popolazioni assoggettate. I capitoli sono: 'Il presente umanitario, introduzione; 'Arendt in Etiopia', ruoli ed evoluzioni etiche e pratiche dei soccorsi umanitari; 'Il migliore dei muri possibili', come viene concepito (legalmente e militarmente) un muro, come si "muove" sul territorio, qual è il suo effettivo valore strategico; 'Architettura forense', forse la parte più affascinante (che non vi anticipo, anche per ragioni di spazio) insieme ai riferimenti bibliografici.
Recensioni
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