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Il minore dei mali possibili - Eyal Weizman - copertina
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Il minore dei mali possibili - Eyal Weizman - copertina

Descrizione


Da sant'Agostino a Leibniz, da Voltaire a Hannah Arendt, l'idea del "male minore" ha percorso il pensiero morale occidentale, tra critiche e parodie. Oggi è entrata di prepotenza nella storia e nella pratica dei conflitti, nel diritto umanitario e nelle istituzioni che dovrebbero salvaguardarlo. Dalla carestia etiope del 1984 agli assedi israeliani in Palestina, dai bombardamenti intelligenti in Iraq alla guerra dei droni, gli apparati militari, il diritto internazionale, la politica e il mondo degli operatori umanitari stringono ambigue alleanze, in nome della definizione del "minore dei mali possibili". E, come in un laboratorio, le vittime si trovano a essere calcolate, a tutela di un bene residuale, in base ai parametri "accettabili" di una violenza modulata e preventiva di un male maggiore. L'architetto e teorico israeliano Eyal Weizman dispiega la mappa degli orrori contemporanei, dei loro eufemismi e della paradossale strategia etica della "necro-economia": guerre umanitarie, equazioni per il calcolo delle morti civili, vittime collaterali, distruzioni pianificate.
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Dettagli

2013
2 maggio 2013
240 p., ill. , Brossura
9788874524082

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Germain
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"Questo libro si confronta con il problema di come la violenza venga moderata e minimizzata, soprattutto la violenza di Stato amministrata secondo un'economia dei calcoli e giustificata come mezzo minimo necessario a limitare il male. Il punto fondamentale della mia analisi è che la moderazione della violenza è parte della logica stessa della violenza. L'umanitarismo, i diritti umani e il Diritto Umanitario Internazionale, di cui lo Stato, le organizzazioni sovrastatali e le azioni militari abusano così frequentemente, sono divenuti gli strumenti fondamentali attraverso cui viene calcolata e amministrata l'economia della violenza. Uno sguardo ravvicinato a una serie di casi-studio mostrerà come, oggigiorno, l'organizzazione dello spazio e gli strumenti fisici, gli standard tecnici, le procedure e i sistemi di monitoraggio [...] siano divenuti i mezzi con cui esercitare la violenza contemporanea e governare il profugo, il nemico, l'indesiderato. Ciò che in questo libro chiamo 'il presente umanitario' indica la situazione di collusione di queste tecnologie - umanitarie, dei diritti umani e del diritto umanitario - con i poteri politici e militari. Nella condizione attuale, tutte le contrapposizioni politiche sono sostituite dall'elasticità delle gradazioni, delle negoziazioni, delle proporzioni e degli equilibri". [Pag. 19-20] Weizman analizza tre casi, ognuno dedicato a un aspetto stratificato nel concetto di minore dei mali possibili applicato alle guerre, alla geopolitica e al controllo delle popolazioni assoggettate. I capitoli sono: 'Il presente umanitario, introduzione; 'Arendt in Etiopia', ruoli ed evoluzioni etiche e pratiche dei soccorsi umanitari; 'Il migliore dei muri possibili', come viene concepito (legalmente e militarmente) un muro, come si "muove" sul territorio, qual è il suo effettivo valore strategico; 'Architettura forense', forse la parte più affascinante (che non vi anticipo, anche per ragioni di spazio) insieme ai riferimenti bibliografici.

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Eyal Weizman

1970, Haifa

Eyal Weizman (Haifa, 1970), Direttore del Centre for Research Architecture alla Goldsmith College di Londra e dal 2011 anche a capo degli studi di architettura forense per l’European Research Council. La sua attività include edifici e stage sets in Israele/Palestina ed Europa. Il suo lavoro sulle mappe della Cisgiordania e l’architettura delle colonie è stato utilizzato davanti a tribunali internazionali. Molto attiva è la sua collaborazione con ONG e organizzazioni per i diritti umani. Ha co-curato la mostra A Civilian Occupation: The Politics of Israeli Architecture, e pubblicato l’omonimo libro, entrambi censurati dalla Israeli Association of Architects, e poi confluiti nella mostra Territories (New York, Berlino, Rotterdam, San Francisco, Malmoe,...

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