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Non è la prima volta che Nelson Mandela si rivolge ai giovani indicando loro la via del futuro. Questa volta parla ai bambini, cui dedica un elegante volume di favole scelte dal patrimonio folcloristico dell'intero continente africano. Ciascuna favola è introdotta da una nota di carattere culturale, che ne indica le fonti, la provenienza e la simbologia, ed è corredata da illustrazioni a colori. In appendice al prezioso volume vi sono note biografiche sui narratori o cantastorie africani, sugli artisti che hanno curato la parte grafica, sulle fonti delle singole storie e infine sulla loro provenienza geografica. Questa singolare e unica raccolta ha come scopo riavvicinare l'infanzia ai libri, al piacere della lettura e dell'ascolto, della riscoperta del proprio patrimonio culturale, affinché "la voce del cantastorie africano possa non morire mai". L'invito alla lettura non ha solo uno scopo educativo pedagogico, bensì indica come preservare e tramandare la tradizione, affidandola nelle mani anche dei più piccini. Non a caso il primo racconto narra di un'impresa riuscita a un gruppo di bambini, laddove gli anziani del villaggio e gli adulti avevano miseramente fallito. I racconti africani proseguono alternando storie di animali a storie individuali di successi e sconfitte, i cui protagonisti a volte sono i trickster della tradizione: creature astute e camaleontiche, capaci di cavarsela in ogni situazione, come il corvo, il serpente, la lepre, il ragno anansi, e così via. Tra i cantastorie vi è Gcina Mhlope, forse nota al pubblico italiano per essere stata in visita nel nostro paese nelle vesti di performer di favole che lei stessa scrive e mette in scena. Sei delle fiabe della raccolta sono diventate un'opera teatrale dopo la pubblicazione. Al National Arts Festival di Grahamstown del 2003 la regista Janice Honeyman, famosa in Sudafrica per le sue pantomime, ne ha diretto l'allestimento teatrale. Una nota curiosa sono le fiabe indo-malesi della comunità malese del Capo, che si discostano da quelle nigeriane o sudafricane, per la presenza di principesse e sultani; infine il mondo musulmano, come quello folclorico africano, dà voce a un patrimonio orale davvero multiculturale e poliedrico che vale la pena esplorare.
Carmen Concilio
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