Metrofaga

scheda di Bianco, L., L'Indice 1997, n. 9

Se con gli ultimi romanzi di Gibson e Sterling il cyberpunk sembra avere raggiunto la maggiore età ed essersi assunto le sue responsabilità nei confronti del mondo contemporaneo, la pubblicazione di questo romanzo di Richard Kadrey ci restituisce per un attimo la vertigine del primo impatto che la corrente ebbe sui lettori di fantascienza classica: meno cyber, insomma, e più punk; né sorprende che la coraggiosa scelta di tradurlo sia ricaduta sulla Shake di Milano, la prima a valorizzare gli aspetti più radicali e antistituzionali della nuova "science fiction*. Richard Kadrey riesce, miracolosamente, a essere "na¥f" senza risultare datato: forse perché sa creare personaggi come il terrorista anarco-situazionista Man Ray, esperto in letali fuochi d'artificio esplosivi che hanno nomi come "Les Fleurs du mal". Oppure, più semplicemente, perché in questo corto circuito di rimandi tra surrealismo e rock'n'roll, tra alta tecnologia ed epica dei bassifondi che Kadrey imbastisce intorno al racconto di una letale epidemia virale che falcidia una convincente Los Angeles del futuro, l'autore sa mantenere l'equilibrio tra i cliché consueti e gli ingredienti spiazzanti, proponendo l'inedita formula "sesso, droga e Guy Debord".