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Messe di sangue

Descrizione


Il romanzo narra l'epopea di una famiglia che, per fuggire alla miseria, decide di emigrare verso Sao Paulo, attraversando la caatinga brulicante di serpenti. Questo avviene negli anni successivi al crollo del mercato del caffè, un periodo segnato da aspri conflitti sociali, che vide nel '35 una rivoluzione comunista fallita e, nel '37, l'instaurazione dell'Estado Novo di stampo salazariano. Amado rivive questo dramma attento alla sensibilità popolare, ai suoi miti e al suo folklore; la scrittura è pervasa da un pathos animistico e dalla venatura immaginosa che caratterizzano lo scrittore brasiliano.
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Dettagli

1996
Tascabile
4 luglio 1996
336 p.
9788811667599

Voce della critica


(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di Ciacchi, A., L'Indice 1987, n. 8

Dal giugno 1945 all'agosto 1946 Jorge Amado pubblica consecutivamente tre libri. Il primo è "Vida de Lu¡s Carlos Prestes - O Cavaleiro da Esperanèa", una biografia della figura di maggior rilievo del comunismo brasiliano, protagonista di molte delle vicende chiave degli ultimi 50 anni di storia del Brasile. La seconda opera è "Homens e Coisas do Partido Comunista" e il terzo libro è il romanzo "Seara Vermelha" ("Messe di sangue"). Fatta salva l'eterogeneità delle tre produzioni, è lo stesso autore, negli interventi e negli articoli di questi anni, ad affermare la compattezza di un progetto intellettuale e letterario che, scavalcando le diversità dei generi, si definisce omogeneo e unitario. Altri due fatti, tuttavia, contribuiscono a comprendere meglio le articolazioni di tale progetto. Nel 1942 nasce l'"Associaèão Brasileira dos Escritores", all'ombra di questioni specifiche, come quella dei diritti d'autore, che però si incarica subito della produzione di sforzi contro la dittatura dell'"Estado Novo" di Get£lio Vargas. Amado, nel I Congresso degli scrittori brasiliani, svoltosi nello stesso anno, guida la delegazione baiana ed è il vice-presidente dell'assemblea. Il documento finale ("Declaraèão de Princ¡pios") è di forte impatto politico e rende gli autori brasiliani partecipi dei movimenti di resistenza alla dittatura, ponendoli in sintonia con le forze d'opposizione. L'acuirsi dello scontro tra scrittori e governo, che ne consegue, porta all'arresto di Amado nel 1945. Lo scrittore baiano, in questo momento, è fra i più perseguitati dalla dittatura ma anche fra coloro che conoscono il maggiore successo presso un pubblico ampio. "Vida de Lu¡s Carlos Prestes" esce con una tiratura di 31.000 copie, che esaurisce in pochi mesi. Il secondo fatto rilevante di questo periodo è l'elezione di Amado a deputato per il Partito Comunista del Brasile, alla fine del 1945, nelle prime elezioni indette dopo la caduta di Vargas. Sono le prime consultazioni a cui può partecipare il "PC do B", che ottiene 600.000 voti in un corpo elettorale di cinque milioni di votanti. Già nel maggio del 1947 tuttavia, il Partito Comunista è di nuovo posto nell'illegalità e Amado è costretto all'esilio. È dunque nella traiettoria temporale 1942-1947 che si colloca "Messe di sangue" come risultato letterario dell'impegno intellettuale e politico di Jorge Amado. Proprio questa posizione infonde al romanzo il suo carattere originale e ne segna la sorte critica in Brasile. Da parte della storiografia letteraria brasiliana, infatti, il romanzo è salutato come il suo peggiore, accusato fra l'altro di "sub-letteratura". Sono, perlopiù, pareri critici non formulati "a caldo", ma fra la fine degli anni '50 e l'inizio del decennio successivo. Non sono quindi dettati da posizioni ideologiche eccessivamente influenzate dalla cronaca politica contemporanea alla pubblicazione del libro. Paradossalmente, ciò che appariva condannabile trent'anni fa costituisce oggi la forza del romanzo, ancor più in questa accurata traduzione italiana. "Seara Vermelha" era indubbiamente un frutto tardivo della risoluzione, nelle lettere brasiliane, del ritmo che si scandì tra "letteratura di incorporazione" e "letteratura di depurazione", per usare le parole di Antonio Candido. Passata una fase in cui la narrativa, in mancanza di una attrezzata opera sociologica e storica, s'era tacitamente incaricata di "mostrare il Brasile ai brasiliani" (impegno culminato col romanzo nordestino degli anni '30), il ritorno più o meno estetizzante ad una letteratura che si volge su se stessa non costituisce una base armonica per un progetto come quello di Jorge Amado. Coerentemente alle letture di Marx e Engels compiute in questo periodo (e attestate dalle epigrafi di numerosi libri di questi anni), Amado non si limita a mostrare, o anche a denunciare le cause dell'oppressione delle masse contadine nel Nordeste e, più in generale, delle classi subalterne del Brasile, a ritrattarne la dolorosa agonia, ad accompagnarne l'odissea alla ricerca della liberazione. Indica anche, e a chiare lettere, i modi e le ragioni di questa liberazione, che vede esclusivamente nel ricorso alla prassi, all'azione cosciente e scientifica di un grande partito di massa. Del resto, nella dolente discesa dei nordestini dal "sertão", cacciati dalle terre, fino a São Paulo, verso forme più moderne di sfruttamento e di miseria, si incontrano almeno due risposte che la stessa comunità nordestina è in grado di fornire al problema della propria liberazione. Sono (e Amado ne fa momenti alti della narrazione) il messianismo che agita moltitudini in attesa della fine del mondo, guidate dal carisma del "beato Estˆvão", e il banditismo sanguinario dei "cangaceiros" di Lucas Arvoredo. Quando i due fenomeni divengono materia narrativa, modellati secondo riferimenti che sono insieme storici - sul piano nazionale - e mitici - sul piano locale - come Antônio Conselheiro da un lato e Lampião e Antônio Silvino dall'altro, il romanzo si fa testimonianza per un pubblico di lettori che difficilmente sarebbero in grado di raggiungere altre fonti. Senza dubbio, si tratta di un procedimento diverso da quello utilizzato da Glauber Rocha in "Deus e o Diabo na Terra do Sol" e "Antônio das Mortes", in cui, partito da posizioni politico-estetiche analoghe a quelle di Amado (l'"estética da fome"), il regista baiano lavora il dato documentale in chiave espressionistica e simbolica, lontano dall'iperrealismo pacato di "Seara Vermelha". Omogeneamente, il romanzo si incarica di contrapporre alla disperazione di risposte storicamente perdenti un'alternativa ugualmente storica e ugualmente trasformata in elaborazione narrativa. Anzi, l'ultima parte del libro, quella dedicata ai personaggi coinvolti nella militanza e nel Partito, si fa narrativamente più audace, più fluida e scorrevole, quasi a sottolineare una modernità stilistica antagonica a modi più vicini a quelli della letteratura popolare. Come, meno coscientemente, in "Jubiab ", Amado postula gramscianamente il superamento della cultura popolare con una organica cultura rivoluzionaria delle classi subalterne. Così, quello che inizia come un romanzo rurale si trasforma nel romanzo di formazione di un personaggio collettivo che si trova in bilico tra cultura contadina e spazi urbani. Il nodo centrale individuato da Amado - e dal Partito Comunista del Brasile - in quegli anni, quello del monopolio della terra, si articola sui due piani regionali. Ciò che fa di "Messe di sangue" un momento importante della bibliografia in italiano di Jorge Amado è confermata dalla cronaca di questi giorni di luglio, in cui scrivo. La morte di Gilberto Freyre ci ricorda come e quanto sia desolante il panorama di opere storiche, sociologiche e antropologiche che in Italia aiutino a liberare il Brasile dagli stereotipi in cui è ancora, e sempre più, intrappolato. Per questo, traduzioni come quella in esame e come quelle, recenti, di autori come João Ubaldo Ribeiro, M rcio Souza, Darcy Ribeiro e Clarice Lispector, diventano l'unico strumento in grado di "mostrare il Brasile agli italiani", oggi. In secondo luogo, la divulgazione della denuncia di alcuni vescovi dello stato brasiliano del Par  delle violenze dei grandi proprietari terrieri e dei loro "iagunèos" nei confronti dei contadini senza terra che occupano le terre incolte, orientati e assistiti dall'ala maggioritaria della Chiesa del Brasile, ripropone, in termini immutati, la questione centrale del monopolio della terra e della riforma agraria, temi topici del romanzo di Jorge Amado.
Il suo stile, sempre legato all'oggettività della descrizione e, in quest'occasione, volto a riprodurre l'oralità frammentata dei personaggi, non è mai stato amato in Brasile. In Italia con questo nuovo contributo al completamento dell'immagine letteraria di Amado, questa lingua asciutta e pastosa, ancora una volta magistralmente restituita da Elena Grechi, si incaricherà di dare alla folta schiera di lettori dell'autore balano un testo indubbiamente godibile. Non mancherà, tuttavia, di fornire preziosi spunti di riflessione extraletteraria.

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Jorge Amado

1912, Pirangí, Bahia

Jorge Amado è stato uno scrittore brasiliano. L’impegno sociale e politico che ispira i primi romanzi ha il suo supporto in una vita di militante di sinistra che gli procurò più volte il carcere e l’esilio e infine l’elezione a deputato del partito comunista brasiliano. Nel 1946 ottenne il premio Stalin per la letteratura. Amado si affermò giovanissimo con Il paese del carnevale (O pais do carnaval, 1931), in cui già si delinea la sua fisionomia di narratore realista, incline a una sorta di populismo romantico, legato alla gente e ai problemi della sua terra bahiana; seguirono Cacao (Cacau, 1933), Sudore (Suor, 1934), Jubiabá (1935), Mar Morto (1936), Capitani della spiaggia (Capitaes da areia, 1937), Terre del finimondo (Terras do...

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