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In prima battuta colpisce la prefazione, densa com'è di lividi stereotipi anticomunisti. Più pacato è invece il testo di Indelicato. L'autore era infatti ambasciatore italiano a Berlino Est tra il 1987 e il 1989 – era allora in atto la presidenza Cossiga – e ha quindi osservato il crollo del sistema dalle stanze della diplomazia internazionale. Scritto con brio e denso di dettagli, il libro procede rievocando incontri diplomatici, banchetti ufficiali e battute di caccia al seguito della nomenclatura dell'Est. Il filo conduttore è costituito dai fatti più noti – il ruolo della chiesa protestante e i cortei di Lipsia, l'occupazione delle ambasciate occidentali e il primo drammatico esodo attraverso il confine austriaco – ma la narrazione si giova di esperienze minori e tuttavia di prima mano, che consentono di cogliere l'aria del tempo. Come "La cena degli addii": invitato il 6 ottobre 1989 nel Palazzo della Repubblica con i più alti rappresentanti dei governi comunisti per festeggiare assieme a Gorbacëv il quarantennale della Ddr, l'autore vede scomparire dal tavolo d'onore uno dopo l'altro, ancor prima dei brindisi, tutti i capi di stato, messi in fuga dalla protesta dei dimostranti che, si apprenderà in seguito, premevano alle porte del palazzo. Esperto della realtà ungherese – negli anni precedenti era stato ambasciatore a Budapest –, Indelicato allarga spesso la visuale a un più ampio orizzonte europeo. Utile è la ricostruzione dei vari atteggiamenti relativi alla riunificazione tedesca, a cominciare dal dibattito interno all'Urss e dai suoi riflessi sulla Spd, tentennante rispetto a quell'entusiasmo "nazionale" di Kohl che risulterà poi vincente, grazie anche al colossale investimento finanziario della Cdu di Bonn a ridosso delle prime elezioni. L'autore non ha però dubbi: l'annessione della Ddr alla Germania di Bonn era l'unica strada possibile perché i tedeschi dell'Est potessero liberarsi di uno stato fantasma, di una "Repubblica Democratica Tedesca che non era mai veramente nata".
Anna Chiarloni
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