Memorie d'oltretomba

Inizierò dicendo che sui fondali finali di quest'opera prodigiosa capiterà di leggere un ritratto di Talleyrand di proporzioni velenosamente immani, e per quanto valga la mia esperienza di lettore oltre che per la perizia con cui l'autore lo affina e lo scolpisce, esso è di una veridica e profonda credibilità. Agguanta i fasti della poesia quando descrive la miseria del potere in tutte le sue doppiezze, nel rauco e nefando stentare del tenersi a galla, croste e bave di una politica che tuttavia regge confermando la sua informe chiarezza. Ma parliamo del resto: c'è una delle vite letterarie e delle esperienze umane più grandi mai rese sulla pagina, un tratto a pastello fra i gradi della nostalgia e insieme il ruvido corso di rivoluzioni, assalti e teste tagliate lungo il quale l'autore conosce ruoli di primissimo piano e al tempo esili e respingimenti, sgarri e cadute degne della sorte di un pezzente. Smisurato oceano digressivo, scrittura densa e romantica a livelli febbrili, sofferti e incarnati periodi come pochissimi hanno potuto maneggiare, e che si imprimono da soli sul sole di un'epoca circondandolo con certezza di un nuovo orizzonte. In questo libro c'è tutto, c'è la vita e le sue sbandate verità, il senso d'essere "dama di corte e persona di strada, come si è giumenta di razza o ronzino di vettura". E l'umiltà che scocca i suoi dardi la possiamo leggere qui: "Cerchiamo di essere miti se vogliamo essere rimpianti: l'elevatezza del genio e le qualità superiori sono piante solo dagli angeli". Aprite un'ipoteca se potete comprate questo libro come le romantiche piaghe a rate con cui l'ho pagato io. Non pentitevi di incontrare un uomo immenso, perché bisogna sapersi rendere ciechi e stolti di fronte a trafitture tanto sontuose. E' il viaggio di un'anima senz'altro immortale, la ferita alle caviglie di una grossa catena che ci mancherà, alla fine della lettura. Opera mondo, biografia di un'Europa in bilico e lucente, e di un uomo uguale a un mare scritto.