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Recensioni Memoria delle mie puttane allegre

Memoria delle mie puttane allegre di Carlotta Vagnoli
Recensioni: 3/5

Se la Macondo di García Márquez è un paese isolato e circondato dalle foreste dove si succedono generazioni di Buendía e in cui ogni tanto arriva uno straniero, Marina di Castagneto Carducci – dov'è cresciuta Carlotta Vagnoli – ci somiglia abbastanza, se non fosse che a Macondo cercano il mare per tutto il tempo mentre a Castagneto Carducci ce l'hanno davanti. E a cos'altro somiglia un piccolo paese se non a una bolla social dove ognuno pensa di vedere e sapere tutto di tutti, o almeno ci prova? Raccontando la dicotomia "santa/puttana" come il modello fondativo dell'Occidente e prendendo le mosse da Úrsula, Pilar e Remedios la bella di Cent'anni di solitudine, l'autrice svela la furbizia di presupporre i buoni sentimenti o i cattivi costumi delle donne e ci accompagna, dentro e intorno ai romanzi di Gabo, a scoprire la possibilità di vivere avventure anche quando queste sono sbagliate. Per capire cosa c'entrino con tutto questo e l'adolescenza la statua di Nonna Lucia di Carducci, il camper itinerante di una sex worker e la chiesa su ruote che portava la messa a Marina, e cosa significhi che l'Italia, proprio come Macondo, è tutta provincia – ed è proprio qui che nascono le storie –, non resta che leggere il libro.

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