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Anno edizione: 2002
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Sud-est della Turchia, fine anni Venti. Un notabile locale, mafioso e uomo dello stato al tempo stesso, vessa cinque villaggi fino al parossismo. Lo chiamano 'agha' come e' tradizione nei popoli turco-mongoli. La sua esazione e' insostenibile: chiede i due terzi del raccolto, altrimenti sono mazzate; ha alle dipendenze gruppi di banditi che possono ammazzare chiunque e incendiare campi e case a suo piacimento. Lo stato non se ne cura, anzi: gli agha sono le sue colonne. Capita pero' che a un ragazzino questi soprusi non stanno bene per niente, tantopiu' quando la sua famiglia ne soffre e in piu' la sua fidanzatina viene promessa in sposa al nipote del tanghero. Diventera' un bandito, e si prendera' le sue soddisfazioni. Romanzo scritto in modo semplice e diretto, avvincente e gradevole nel contenuto, Memed il falco rappresneta un viatico ad un mondo medievale eppure vicinissimo nel tempo, in cui il potere e' mal distribuito e peggio amministrato. Messo in prospettiva, dice molto anche della Turchia di oggi, ossia un paese che non e' mai riuscito a scrollarsi di dosso il tribalismo (anche se gli agha contano un po' meno) e dove i banditi hanno attraversato un processo di istituzionalizzazione che li ha fatti penetrare con successo fino a posizioni apicali dello stato, dei partiti e delle istituzioni in generale. Questo perche' nelle culture in cui manca la cultura dell'individuo, cio' che conta sono i rapporti di forza in termini di gruppi: se quello cui appartieni e' grande, ben ammanicato coi politici e i malavitosi e in grado di difendersi quando serve, sei a posto. I battitori liberi verranno schiacciati. Memed si trasforma da membro di una comunita' debole a battitore libero, ma ci rimettera' tutto quello che ha di piu' caro.
Recensioni
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