Melone ragnorosposerpente

Melone scavato. Rancido. Scavato dalle vespe, ormai abbandonato a marcire nel campo. Le tue mani su di me. Le tue mani a cercare attraverso me un'identità mai posseduta, temuta. Le tue mani a cercarla e allontanarla. Un monologo delicato come un germoglio, ma passionale e intenso. Un cammeo di parole dense e preziose, che diventano zolle di terra bagnata, e poi raffinate composizioni floreali. La storia di una donna abbandonata come campo incolto, ma ancora capace di mille trasformazioni. Di molte morti e di infinite rinascite: una donna che si fa natura e docilmente si piega al ritmo delle stagioni. Perché ogni campo, con fatica e amorevoli cure, può ritrovare la sua primavera. «...Questa storia prende vita in primavera, quando le gemme rinverdiscono i rami e la nuova stagione invita al risveglio, alla resurrezione. Gli steli si irrobustiscono, i petali si aprono, vellutati, e spandono generosamente i loro profumi. Tutto rifiorisce. E una donna, che rinnova il mito di Demetra, con suo stesso stupore, è nuovamente disposta ad accogliere un uomo. Generosa e ospitale - fertile d'amore - si scopre ingorda nella sua volontà di contenere un sentimento che, dentro di lei, si fa spazio come seme piantato nell'umida terra. Questa storia diventa, col passare dei giorni, sempre più intensa, come l'odore del muschio e del sottobosco; saporosa di spezie. Ma quest'uomo, irresistibile, eppure distruttivo come la grandine su un roseto fiorito, è, in realtà, un uomo-bambino, all'eterna ricerca dell'approvazione di chi lo circonda, capace di grandi slanci e meschine ritirate. [...]Melone ragnorosposerpente è, quindi, la storia di un annullamento e di una rinascita: la storia di una donna senza nome, un po' Circe e un po' Medea, a volte strega, a volte materna, che non si risparmia e vive il suo sentire senza riserve...». (dalla prefazione di Viviana Mangogna)