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L'ardita introduzione dello storico Roberto Coaloa al suo volume è una sorpresa: presenta un saggio di grande respiro che offre scenari ricostruiti con disinvoltura e insieme profondità di sguardo. Interessante è poi accorgersi ciò che genera nel lettore questa scrittura, capace di immergere nel passato come se di questo passato si facesse in realtà parte. Al cuore del discorso un viaggio nel tempo: "fin de siècle", a Vienna, fino agli anni della Grande Guerra. Siamo nelle atmosfere magiche della Mitteleuropa. Gli Asburgo dominano e determinano la scena, ma a raccogliere lo sguardo è un grande fermento culturale che attraversa la capitale dell'Impero e il genio di tanti intellettuali, da Musil a Freud, da Loos a Ludwig Wittgenstein, il quale in trincea porterà il suo Tractatus su una manciata di foglietti. Il nostro autore, così come Collingwood, filosofo propugnatore dell'interpretazione soggettiva del fatto storico, sembra rivivere veramente i giorni delle battaglie in mare aperto e compiere il lungo viaggio verso il Polo Nord come un viaggiatore "fin de siècle". Talmente è immerso in quel tempo, da iniziare le sue peripezie al risveglio da un sonno abitato dal grande sogno: è lui stesso, a Vienna, a fine Ottocento, in una gelida alba primaverile mentre si prepara di tutto punto a imbarcarsi sulla fregata della Kriegsmarine per la "terra di Francesco Giuseppe", per la terra ignota, seppur con la fidata cagnolina. Attraverso il criterio del rivivere le esperienze passate nelle proprie ossa, il nostro storico si materializza in un'altra epoca e raggiunge la sua terra promessa. Compie il viaggio decisivo della memoria per raggiungere quella che in realtà, in cuor suo, è la sua autentica patria. Si potrebbe dire quindi che Roberto Coaloa è un uomo del passato che, dal passato, viene sino a noi per ridarci in carne ed ossa quel fermento culturale e quello spirito di avventura, mai veramente sopiti del mondo di ieri.
Il volume "Mediterraneo Imperiale" è uno studio originale e brillante su una marina spesso immaginata senza mare: il cuore della Mitteleuropa, l'impero di Vienna! Noi, oggi, ci immaginiamo il mondo di ieri dell'Austria-Ungheria come un vecchio castello, un territorio che ci siamo abituati a veder chiuso, dagli angusti confini. La stessa gente dell'impero ci appare ripiegata su se stessa, tra tenebre kafkiane e sconforto musiliano. Non è di questo parere lo storico Roberto Coaloa (già autore del bellissimo volume sul Beato Carlo d'Asburgo, l'ultimo imperatore). Coaloa, infatti, ci racconta che la Duplice Monarchia era un impero con una grande marina da guerra. Lo fa narrando le vicende davvero poco note della "K.u.K. Kriegsmarine", grazie alle storie di uomini e navi, come l'eroico Wilhelm von Tegetthoff o l'intrepido Carl Weyprecht... E scopriamo che quella marina senza mare (e in realtà lo storico ci ricorda i suoi tanti porti: Venezia, prima del 1866, Trieste, Fiume, Pola, Spalato, Ragusa, Cattaro, Sebenico)aveva nei suoi marinai degli incredibili e insospettabili esploratori, che a rischio della vita si spinsero - tra i primi - nelle parti più lontane del mondo. Coaloa racconta di Maximilian Daublebsky von Sterneck (gran nome austro-ungarico), che orientò il ministero della Marina alle esplorazioni. L'impero incaricò due suoi valorosi soldati a una grandiosa spedizione al Polo Nord, per rintracciare il leggendario passaggio a nord-est, un varco tra i ghiacci dell'artico per raggiungere l'Oriente. Fu la scoperta della "Terra di Francesco Giuseppe" e la tragica odissea del brigantino a palo da carico "Tegetthoff" Si legge d'un fiato "Mediterraneo imperiale"! Ricco di aneddoti e di un'interessante introduzione sugli insoliti luoghi della ricerca, come i cimiteri (Pola, Pula in croato, e i musei), il volume porta il lettore a conoscere e comprendere una storia gloriosa, facendo anche una storia delle mentalités (quella dei soldati dell'Austria-Ungheria).
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