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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2012
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Un titolo accattivante per un libro ininfluente. Sono le illuminazioni, spesso banali e superficiali, raramente pungenti e penetranti, di un professore tedesco che insegna a Milano: e riguardano quel fenomeno, a tratti compulsivo e irrazionale, sempre più dilagante in ogni società dei consumi, che conosciamo con il termine di "shopping". Andare per negozi, fare compere quasi sempre inessenziali. Nel libro non ci sono riflessioni sul meccanismo coercitivo esercitato dalla pubblicità e dai miti capitalistici, sulla tragica mancanza di intelligenti alternative comportamentali: solo un ripetitivo ed esasperato fastidio, intriso di misoginia, verso la moda futile-costosa-insipida-irrazionale degli acquisti facili. Di questo abbaglio sociale, di questa irrazionale voluttà sono prede consapevoli e complici le donne: soprattutto se giovani, belle, eleganti e vuote. Il filosofo osserva scandalizzato, irritato, sprezzante e nostalgico di tempi passati, e valori, più autentici. Ovviamente, le considerazioni di Seiffarth sono ragionevoli e condivisibili: ma anche scontate, e prive di un'analisi più stringente sulle motivazioni e i fini di questa moda indotta dello shopping di cui, tra l'altro, non è vittima solo il gentil sesso. Chissà perché l'autore non esibisce altrettanta superiore supponenza verso gli uomini acquirenti dei Suv più alla moda... Si distanzia inorridito ("noi amanti della scienza") dai saldi presi d'assalto da greggi di pecorelle ignoranti: ma all'atto pratico proprio gli intellettuali più raffinati finscono sempre per preferire alle studiose impegnate le giovinette stupidine, rampanti e shopper. Ci aspettiamo un nuovo libro dallo stesso autore che lanci puntuti strali sui filosofi engagée (maschi), dal capello scomposto e dalla sciarpa di cachemire annodata al collo, che pullulano nelle trasmissioni televisive, più colpevolmente servi di un potere nefasto (quello mediatico)delle donzelle dedite allo shopping.
Recensioni
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