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Una raccolta di saggi che fornisce un’utile e valida occasione per comprendere l’ipotesi dell’Agenda-setting, sebbene la trattazione, secondo me, già caratterizzata dalla ridondanza, entra forse eccessivamente nei dettagli, rischiando di annoiare il lettore. L'argomento si inserisce nello studio della Comunicazione di massa mettendo in luce le dinamiche che s'intrecciano che interagiscono tra mass media,sistema politico e opinione pubblica. L’agenda-setting non è un definito e stabile paradigma ma un insieme integrato di assunti e strategie di ricerca che manca di omogeneità;un filone di studi che trova le radici nelle riflessioni di Lippmann(1922),circa la necessità degli stereotipi per conoscere una realtà non direttamente esperibile; nelle intuizioni di Lazarsfeld(1944),sulla comprensione della realtà sociale attraverso i Media;nell’evoluzione del concetto di effetto,dai modelli comportamentisti ai modelli cognitivi;e nella metafora proposta da Cohen(1963, circa la capacità della stampa di circoscrivere i temi intorno a cui avere opinioni piuttosto che di determinare direttamente le opinioni, a scopo persuasivo. La metafora di Cohen ha determinato una lettura riduttiva del concetto di salienza dei temi, che nel tempo, attraverso l’evoluzione della riflessione teorica e della ricerca empirica è stata rivisitata con l’affermarsi del riconoscimento della centralità del tema nello strutturare l’ambiente simbolico di riferimento del soggetto. Mediare la realtà significa, infatti, rendere più rilevanti certi argomenti; ma l’effettiva importanza o gravità di un problema può avere un’influenza minore sugli atteggiamenti del pubblico di quanta non ne abbia la sua “realtà mediata”. Il concetto basilare di agenda-setting è rimasto teorico e privo di qualsiasi fondamento empirico fino alla ricerca di McCombs e Shaw sul ruolo dei media nell'ambito di una campagna elettorale durante le elezioni americane del ’68. La ricerca consisteva nel c
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