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Per anni ho desiderato sentire Pollini dal vivo, x poi magari salutarlo.Per anni.Il 21 giugno scorso, finalmente, ho avuto occasione di sentirlo alla "Scala" nel "Clavicembalo ben temperato" di Bach. Sublime, anche se, a mio modestissimo avviso: stranamente romantico.Ma l' incanto di 2 ore e 40 di concerto e' inenarrabile.E' la magia della sua perizia tecnica, della sua forza esecutiva, della sua memoria : va' oltre ogni umana portata. Grande come solo Pollini sa' esserlo.Poi di corsa in via Filodrammatici all' uscita del Teatro, atrio, pieno zeppo di bimbi e ragazzi e ammiratori, tutti armati di penna e locandina sulla quale farsi vergare un segno, una prova, quell' autografo che fa sognare quei giovani studenti in febbrile attesa.Attesa che dura oltre un' ora.Eccolo che arriva.Esplode un applauso che ha il sapore della gioia.Ma il maestro e' stanco, la signora elegntissima che lo accompagna si raccomanda di non chiedergli nulla.La piccola folla, delusa, si apre come il mar rosso al suo passaggio.E lui lo attraversa con le spalle piegate, discreto, lontano, poi si ferma sulla porta e accende una sigaretta, e si avvia lento sotto i portici semibui, con la signora elegntissima da una parte e la Gae Aulenti dall' altra.Il piccolo plotone di folla si allontana in ordine sparso.Mi stacco dal gruppo e lo raggiungo, lo chiamo, si volta e, gli chiedo di potergli fare una foto.Mi dice : " abbia pazienza, ...". Mi allontano senza la forza di concedermi una replica.Mi arrendo alla sua stanchezza evidente.E alla mia di voler chiedere una piccola prova del sogno.Ecco, questo libro racconta molto del maestro, ma non racconta cio' che egli non dice, o dice, o fa, o non fa, una tarda sera di giugno, a Milano, sotto i portici di via dei Filodrammatici.Non racconta il suo dubbio di vincitore sull' indicibile di noi : vinti, dalla sua grandezza. Mi scusi maestro se ho osato disturbarla.Non accadra' piu'.Mi limitero' ad ascoltarla nei tanti sui cd che possiedo e sognare di averle parlato.E che lei mi ha persino: risposto.Ricorda ?
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