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Matilde. Per grazia di Dio, se è qualcosa
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Matilde. Per grazia di Dio, se è qualcosa - Rita Coruzzi - copertina
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Matilde. Per grazia di Dio, se è qualcosa

Descrizione


1046, Mantova. Tutto ebbe inizio con un sogno: un campo di battaglia, il fuoco, centinaia di morti. E poi una donna, i capelli rossi, l'armatura bianca, la spada in pugno, a ottenere la vittoria, riprendersi la sua terra. Questo sognò Beatrice di Canossa poco prima di dare alla luce la sua terza figlia, Matilde. Sapeva che la bambina avrebbe avuto un grande avvenire, ma mai avrebbe immaginato che potesse diventare un simbolo, la donna più temuta e rispettata del suo tempo, una combattente. Il suo destino, secondo la tradizione, era al fianco di un guerriero di nobili natali scelto dal padre. Solo una moglie, quindi, anche se blasonata, o una badessa di un importante convento. Ma le cose andarono diversamente. Dopo la morte prematura del padre, la cui posizione era considerata scomoda dall'imperatore Enrico III, e del fratello, avvelenato, Matilde si trovò costretta a governare, Grancontessa di tutte le terre italiche a nord dello Stato Pontificio, a combattere per difendere i suoi sudditi, al fianco del papa durante la Lotta per le investiture, a trattare per la pace tra Gregorio VII ed Enrico IV. Mai un giorno della sua vita venne speso per se stessa, ma la Storia la vede ancora oggi protagonista.
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Dettagli

2015
12 maggio 2015
461 p., Rilegato
9788856641769

Valutazioni e recensioni

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marco d'aviano
Recensioni: 1/5

Matilde, per grazia di Dio se è qualcosa, di Rita Coruzzi, ed Piemme (2015) Non si può che provare simpatia per la giovane autrice, Rita Coruzzi, ma come scrittrice di romanzi ha ancora molto da maturare. I personaggi hanno una psicologia elementare, ma nello stesso tempo incerta; a volte parlano e si comportano in modo inverosimile, come Enrico IV a sei anni, appena diventato imperatore. I dialoghi sono scolastici, le descrizioni generiche e di maniera, gli interventi della voce narrante banali. C’è una gran quantità di parole superflue, soprattutto nei dialoghi. Se il libro avesse la metà delle parole, forse sarebbe migliore. (Cosa ci stanno a fare gli editor, se non per evitare le sbrodolature degli scrittori alle prime armi?) I fatti storici narrati sono più o meno quelli che si trovano sui libri di storia, ma l’atmosfera mentale, gli ambienti e il linguaggio sono davvero poco in sintonia con l’XI secolo. Matilde guerriera, che cavalca in battaglia mozzando teste e trafiggendo grappoli di nemici, potrebbe trovare luogo in un poema cavalleresco o in un manga giapponese, ma non in un romanzo che vuole essere storico. La protagonista e molti altri personaggi sbandierano ad ogni pagina una fede religiosa, che però appare priva di qualsiasi profondità spirituale. Di ben tre matrimoni si asserisce che, per contratto nuziale, devono rimanere esenti da rapporti carnali. Quei matrimoni erano politici e i rapporti tra i coniugi di certo saranno stati difficili, ma la clausola della astinenza sessuale è una pura assurdità storica. L’astio riservato al Gobbo risulta scarsamente motivato. La sua ragione starà forse nelle motivazioni ideologiche o psicologiche nell’autrice; forse ella ha voluto farne il bersaglio di una attuale indignazione contro la violenza sulle donne, ma tale intenzione non riesce ad trovare vera consistenza letteraria.

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Yaris
Recensioni: 2/5

Date un intreccio del genere a uno scrittore di talento, e vi tira fuori un capolavoro. Pretendete di scrivere un romanzo credendo che basti essere appassionati di Manfredi per saper fare altrettanto, e vi ritroverete questo. Perché c’è una gran differenza tra il saper scrivere e avere talento, e questo è un romanzo di un’autrice che sa scrivere. Vale a dire, da dizionario, che dimostra un’eccellente capacità tecnica nel mettere insieme aggettivi, verbi e punteggiatura per articolare dialoghi e narrazione seguendo un minimo di senso logico. Ma il talento, signori miei, è tutt’altra cosa. In questo romanzo non c’è niente, non si empatizza con i personaggi, non li si ama e non si vive con loro, non si vede l’ora di finirlo per mollare finalmente questo strazio di finzione e baciapilismo che poteva diventare un grande tema centrale, ma rimane talmente stucchevole da esasperare chiunque. È solo un temino più lungo del solito, manca la firma della maestra alla fine e il bel voto che l’autrice meriterebbe, perché dal punto di vista linguistico è tutto perfetto. Ma un romanzo, cara Rita, non è solo perfezione linguistica. Direi anzi che è tutto il contrario, è cuore, è voci contrastanti che si rimbeccano a vicenda, è flusso di coscienza, è ironia, è genio e arte. Nel tuo romanzo c’è solo forma. E dialoghi improponibili, in cui i personaggi raccontano candidamente un libro di storia con le parole di un libro di storia (delle elementari). Non è possibile che Enrico IV vedesse gli occhi di Matilde sotto l’elmo, e che quegli occhi gli dicessero che doveva vincere - per farti un esempio. Non è possibile che descriva con accuratezza di particolari i sentimenti del figlio mentre lo rapisce, o che Matilde parli di quelli di Corrado una volta liberato. Non in un dialogo, andiamo! E di questi mi ricordo solo perché si trovano nelle ultime venti pagine. Ma il libro è tutto così, alterna noia e sensazione di finzione fino alla nausea.

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Daniela
Recensioni: 5/5

Consigliatissimo ! L'autrice ha intessuto col filo doppio della verità storica e della fantasia la biografia di una delle figure femminili più significative del nostro passato, regalandoci il ritratto appassionato di una donna fragile e forte, determinata e arrendevole, dolce e spietata. Ha sviscerato il suo legame profondo con la Chiesa, evidenziando quanto la fede abbia giocato un ruolo decisivo in tutte le sue scelte, non dubitandone mai. L'integrità morale e quel senso del dovere così radicato, l'hanno resa, poi, una donna amata e rispettata da tutti. E ancor oggi, leggendo le sue gesta, non si può non rimanere affascinati e rapiti dalla forza della sua personalità.

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Conosci l'autore

Rita Coruzzi

1986, Reggio Emilia

Rita Coruzzi è una giornalista e scrittrice italiana. Affetta da tetraparesi, in conseguenza di un intervento chirurgico, dall’età di dieci anni è sulla sedia a rotelle. Diplomatasi al liceo classico della sua città, ha conseguito la laurea triennale in Lettere e si è specializzata in giornalismo presso l’università di Parma. Della sua esistenza ha fatto una battaglia quotidiana per dimostrare che non ci si deve arrendere mai e che è sempre possibile trovare in sé la forza interiore per affrontare qualsiasi prova. Con Piemme ha pubblicato diversi libri dedicati alla sua storia e alla sua scelta di fede come Matilde. Per grazia di Dio, se è qualcosa, vincitore del Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti, del Premio...

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