Marta Russo, mia sorella

Cinque gradi di giudizio hanno definito le modalità dell’assassinio di Marta Russo indicando sia l’autore materiale del delitto, sia il suo fiancheggiatore. La Cassazione e decine di persone tra giudici, inquirenti e avvocati hanno chiuso il caso; l’autrice, sorella dell’uccisa, ne è certa, senza alcun dubbio. Eppure c’è ancora chi non ritiene definita la faccenda, non sarebbe il primo errore giudiziario italiano. In effetti non c’è una prova testimoniale diretta dello sparo, né l’arma né il bossolo sono stati rinvenuti, e il movente? Non c’è, e questo costituirebbe un’aggravante secondo l’accusa, una botta di follia/idiozia secondo la T. Russo. Leggendo questo e altri libri sull’argomento, non ho trovato la certezza che gli imputati siano innocenti, ma nemmeno che siano colpevoli e questa mancanza del benché minimo dubbio, pur nella comprensione del dolore della famiglia, fa paura.