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Recensioni Il mare d'amore. Eros, tempeste e naufragi nella Grecia Antica

Recensioni: 3/5

Attraverso racconti mitologici e letterari, l’antichista Giorgio Ieranò ci rivela la relazione tra Mare e Amore mostrando come la concezione tipicamente greca tanto del mare quanto dell’amore come luoghi mutevoli, ingannevoli e cangianti nutre la dimensione simbolica di questi due orizzonti perigliosi.

«Un viaggio labirintico attraverso secoli di letteratura, poesia e filosofia greche»Il Venerdì

L' amante sta all’amore come la nave, il marinaio, il naufrago o il nuotatore stanno al mare. Un’equazione, quella del mare e dell’eros, frutto dell’intuizione greca. L’instabilità del mare, che per i greci era l’elemento insondabile e infido per eccellenza, l’orizzonte del pericolo estremo e dei prodigi sovrannaturali, diventa già a partire da Omero l’emblema della tumultuosità dell’esperienza amorosa. Da quel momento in poi il mare d’amore si sfrangia in una serie quasi infinita di declinazioni e variazioni. Il mare d’amore alimenta l’immaginazione dei grandi lirici. Entra nel dominio della poesia attraverso la porta del mito e della religione. Dietro le tempeste d’amore letterarie c’è infatti l’orizzonte dei culti di Afrodite marina, diffusi per secoli in tutto il Mediterraneo. Ci sono i viaggi, mitici e reali, degli antichi che invocavano la dea per raggiungere felicemente il porto e scampare ai mille pericoli della navigazione. Ma anche quelli degli eroi che, come Giasone e Teseo, entrambi protetti da Afrodite, dirigevano la prua delle loro navi verso la conquista del Vello d’oro o la discesa nel Labirinto. Per noi il collegamento non è più così ovvio: ma ogni autore antico sapeva che la dea dell’amore, Afrodite, era anche protettrice dei naviganti e signora del mare. Alla radice del topos del mare d’amore vi è un nucleo profondo, un’intima serietà, un senso drammatico dell’esistenza umana. C’è l’antica consapevolezza che oscure potenze divine, come il tremendo Eros, possono in ogni momento sconvolgere la vita dei mortali, vanificando ogni orgogliosa pretesa di autosufficienza dell’umano. E c’è il senso, tipicamente greco, della vita come esperienza aperta e mai risolta, come scacchiera su cui il destino o il caso, l’Ananke o la Tyche, giocano la loro partita. Non solo in amore, ma in ogni nostra vicenda, la tempesta è sempre in agguato.)
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