Il mare brucia

Una poesia che non ha bisogno di apparentarsi con la tradizione, né di richiamare l’effettismo e il manierismo che abbondano ovunque sostenuti dal web, dove lo stile si impara nei social e non più dai libri. Il mare brucia, invece, vive di analisi e di fermento. È qualcosa di nuovo per il lettore appassionato, di attraente per lo studioso. Si contrappone agli schemi e all’autorità con la forza del presente, con il valore di una parola fatta di competenza e di ricerca linguistica che riflettono gli studi e l’esperienza dell’autrice. Tutto questo da ossigeno e vitalità ai versi. Perché non basta l’amore per la poesia per scrivere, serve anche preparazione ed esperienza per trasmettere emozione, per non relegare i lettori a semplici fruitori marginali all’opera. Ne siamo parte. La poesia di Colazzo è carne viva. Il mare e la natura non sono meri personaggi da descrivere e rappresentare, non vivono autonomamente perché l’autrice ha deciso di includere l’elemento antropomorfico e in particolare quello psicologico, viscerale, umano, e la poesia prende le distanze, per fortuna, dalla lezione naturalistica. Uomo e natura si compenetrano in una simbiosi che non è mai il risultato di un bilanciamento. perché la poesia di Il mare brucia è una poesia che urla precarietà gioia ansia rabbia passione e solitudine, mai vergogna ne moralità. Tutto viaggia in un equilibrio fluttuante di esistenze, che della vita ne sfoglia la superficie e si avvicina all’essenza. Un libro duro, per certi aspetti, ma proprio per questo anche bellissimo.