Marco e Mattio

Bello come la vicenda reale di Mattio Lovat si incastra in un epoca ricca di avvenimenti storici (1770-1814) che ci hanno poi portato alla vita dei nostri giorni.

Molto interessanti le parti in cui le vicende dei personaggi si sviluppano sullo sfondo storico (appassionanti i primi capitoli incentrati su don Marco; molto vivido l'affresco di Venezia che vediamo attraverso lo sguardo di Mattio; e i viaggi in zattera sul Piave... Sembra di essere lì!). Diventano invece pesanti i capitoli prettamente dedicati alla ricostruzione dei fatti storici, in cui quasi scompaiono i protagonisti. Molto piacevole lo stile: Vassalli ha un modo di scrivere curato e trasparente, molto scorrevole.

Vassalli riesce come in ogni sua altra produzione a raccontarti una storia di personaggi nel 99% dei casi sconosciuti costruendo e tessendo un sottofondo storico impressionante. Non vi è solo la storia dello scarpier Mattio Lovat, vi è la descrizione esauriente nella stringatezza della società, dei paesaggi in cui la storia si svolge. A mio avviso la lettura non è sempre scorrevole, soprattutto nelle piccole digressioni storiche. Tuttavua è il prezzo da pagare per farsi conquistare dalla sventurata vicenda narrata. Esiste un male assoluto ed un bene assoluto oppure un male più grave di altri ed un bene più gratificante di altri? Mattio è da considerarsi un vero caso psichiatrico oppure le condizioni al contorno in cui vive sono la vera manifestazione di pazzia? Addio Mattio e grazie Vassalli per averci regalato una storia che tocca e si imprime nella mente, forse più in coloro che anche nella società odierna sono considerati esclusi, diversi, sciroccati ma forse (col senno di poi) sono quelli più "giusti" e salvati.