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È il 63 a.C., e Marco Tullio Cicerone, homo novus, è candidato al consolato. Concorrenti sono, con altri, Gaio Antonio Ibrida e Lucio Sergio Catilina. È probabilmente in questo contesto che il fratello minore Quinto scrive il Commentariolum petitionis, un vero e proprio “vademecum elettorale” che prescrive all’illustre oratore una serie di norme di comportamento mirate a creare le condizioni per la non facile elezione. Marco Tullio fu eletto console. A distanza di piú di venti secoli, questa testimonianza offre uno sconcertante confronto tra le tecniche di conquista del consenso praticate nell’antica Roma e quelle in uso oggi.
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