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Helfand è un astrofisico: ma è anche stato un convinto fautore della necessità di dare una formazione scientifica a tutti gli universitari, tanto che dopo una battaglia trentennale è riuscito a rendere obbligatorio nella sua Columbia University il corso di Frontiere della scienza, per cui preparò il pamphlet "La buona abitudine al ragionamento scientifico". Il suo punto di vista riprende, aggiornandolo, il pensiero di Edward O. Wilson che afferma che anche se un egoista vince contro un altruista, un gruppo di altruisti vincerà contro un gruppo di egoisti. Secondo Helfand questo è vero solo quando i gruppi sono relativamente piccoli, di una trentina di persone o al massimo qualche centinaio: purtroppo oggi non è così. Ma cos'è la scienza? Helfand non è molto convinto del mantra sul "metodo scientifico" che riempie le nostre bocche e propone un decalogo di caratteristiche in parte caotiche, come del resto è caotico lo sviluppo della scienza. Soprattutto ci insegna che per cominciare ad avere un approccio scientifico occorre costruirsi un senso delle proporzioni, che aiuta a mettere le cose in prospettiva e permette per esempio di accorgerci quando i milioni vengono scambiati con i miliardi: un capitolo è anche dedicato alla spannometria (i conti fatti sul retro di una busta, come si dice in inglese) e a imparare come si legge davvero un grafico. Molti concetti vengono spiegati con chiarezza, come quello di proxy (una variabile osservabile che consideriamo al posto di quella che ci occorre davvero, ma non possiamo osservare), p-value e deviazioni standardche sono indicatori da usare per sapere quanto fidarci di quei dati. Ma il capitolo senza dubbio più importante del libro è il decimo, dove troverete un riassunto dei temi trattati nel corso del libro, con le parole chiave in grassetto e vedrete come non tutti gli argomenti "scientifici" che leggiamo sono validi. Ricordate la differenza tra disinformazione e misinformazione?
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