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Manuale del rivoluzionario - Gabriele D'Annunzio - copertina
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Descrizione


Nel 150° anniversario della nascita di Gabriele D'Annunzio, ecco il libretto rosso del poeta armato. Un'opera senza precedenti che rivela un D'Annunzio sorprendente, rivoluzionario e anarchico che auspica un "comunismo senza dittatura" e una rivolta contro la "casta politica", le potenze egemoniche e i poteri forti. Ammirato da Lenin, forte dell'esperienza di Fiume, il Vate invita a insorgere contro l'ingiustizia e l'oppressione, per un nuovo ordine politico e sociale e una vera Europa dei popoli. Un'antologia unica e attualissima dalle lettere, dalle opere e dai proclami, che svela un D'Annunzio fuori da ogni schema, che va a sedersi sui banchi della Sinistra e fustiga senza pietà l'Italia corrotta e imbelle.
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Dettagli

2013
17 aprile 2013
230 p., Rilegato
9788886755665

Valutazioni e recensioni

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Franco
Recensioni: 5/5

Questa antologia di scritti dannunziani, che comprende, tra l’altro, lettere, passaggi di opere non molto conosciute e la Carta del Carnaro, costituisce un’importante documentazione sul pensiero politico dell’autore de «Il Piacere». D’ Annunzio viene spesso presentato come un prefascista, un’inguaribile nazionalista e irredentista, ma in questo libro vengono espresse alcune differenze dal movimento mussoliniano. Con l’occupazione di Fiume da parte dei suoi legionari, il poeta soldato si mette a capo di un moto rivoluzionario che sfocerà nel Natale di sangue del 1920; il Vate, che venne considerato da Lenin l’unico personaggio che avrebbe potuto fare la rivoluzione in Italia, proclama un programma di opposizione allo sfruttamento capitalistico, di valorizzazione del lavoro manuale e di tutela sindacale degli operai: ad un certo punto si dichiara favorevole ad un “comunismo senza dittatura” e già in passato, con un gesto che scandalizzò i benpensanti abbandonò lo schieramento della destra – con cui era stato eletto – per sedere fra i banchi della sinistra e «andare verso la vita». Tuttavia non si deve pensare che il poeta abruzzese abbia nel marxismo il suo riferimento intellettuale, anzi fu l’incarnazione artistica del pensiero nietzschiano, cantore della bellezza della vita, dell’azione, contro il putrido parlamentarismo democratico borghese, per una nuova aristocrazia dello spirito e del combattimento. Come si può notare sono tutti temi che il fascismo, chiesa di tutte le eresie, fece propri in concomitanza dell’esperienza fiumana. D’Annunzio forse provò, in alcune circostanze, dell’invidia verso Mussolini, ma ne apprezzò le opere sociali in favore del popolo e la conquista dell’Impero che fu il momento di massimo consenso al Regime. Il poeta pescarese coniò alcuni motti che vennero utilizzati dai fascisti, i quali lo videro un po' con sospetto in quanto costituiva l’alter ego del Duce. Libro consigliato per scoprire un d’ Annunzio autenticamente rivoluzionario.

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Vidal
Recensioni: 5/5

Credevo di conoscere molto bene D'Annunzio, da me letto e studiato. Ma leggendo questo libro mi sono accorto che non era così. Questa meravigliosa antologia raccoglie scritti, lettere, discorsi che mi avrebbero richiesto anni solo per immaginarmeli. E, come in yun romanzo, rivela un poeta più grande di tutti e un uomo superlativo. Non un superuomo alla Nietzche, ma un grand'uomo che la critica letteraria italiana non è ancora riuscita a scoprire.

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Ritengo opportuno da subito chiarire un legittimo dubbio e cioè se effettivamente Gabriele D'Annunzio abbia scritto questo Manuale del Rivoluzionario. Non lo fece e quindi il lavoro del curatore Emiliano Cannone è consistito nel raccogliere articoli, passaggi di opere dannunziane, discorsi dello stesso, raccordandoli al fine di dimostrare un innato spirito rivoluzionario che caratterizzò negli scritti e nei comportamenti il poeta pescarese. Proprio per questo, cioè per comprendere gli scopi di questo libro, sono dell'opinione che una volta tanto la lettura della quasi sempre negletta introduzione sia da considerarsi indispensabile, perché altrimenti si corre il rischio di perdersi nei meandri di parole, ritraendo impressioni che assai facilmente non risulterebbero in linea con gli intenti del curatore. D'Annunzio visse in un'epoca caratterizzata da una degenerazione del parlamentarismo assai simile all'attuale, un mondo in disfacimento a cui il vate pescarese intendeva contrapporre una Vita nova, un ideale appena abbozzato, basato su alcune caratteristiche del socialismo, ma più imparentato con l'anarchia, e quindi inconcludente e destinato all'insuccesso, come provò anche l'esperienza fiumana. Ecco, grazie a questo libro e al lavoro di Cannone, si hanno ulteriori tasselli per delineare la personalità non certo semplice di D'Annunzio; in questo senso sono dell'opinione che Manuale del rivoluzionario possa essere di non poco aiuto.

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Gabriele D'Annunzio

1863, Pescara

Debuttò giovanissimo con la raccolta di versi Primo vere (1879), cui seguì nel 1882 Canto novo, nel quale è evidente l’imitazione di Carducci temperata da una già personale vena sensuale e naturalistica. A Roma, dove iniziò (ma non concluse) gli studi alla facoltà di lettere, D’Annunzio visse all’insegna della mondanità e dell’estetismo, sempre alla ricerca di nuove sensazioni in nome di un compiaciuto erotismo al quale sarebbe rimasto fedele sino alla fine con ossessive varianti. Dal decadentismo europeo assimilava, intanto, ideali di sensibilità e di raffinatezza e il gusto del tecnicismo formale: nacquero così, accanto ad alcune raccolte di versi, romanzi come Il piacere (1889), Giovanni Episcopo (1891)...

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