Malavita

Malavita. Libro densissimo, che mi è piaciuto molto. Ho vissuto con la testa, con l anima e con il cuore le dolorose vicende narrate, ho amato alcuni personaggi, soprattutto le donne, e ne ho odiati altri, soprattutto gli uomini. Mi sono piaciuti i continui collegamenti con le vicende storiche di quegli anni, ed in particolare quelli legati al ventennio. Lo consiglio vivamente.

E’ un libro che parla al femminile, anche se chi scrive è Giankarim De Caro, scrittore palermitano esordiente. La dedica “alle donne” che si trova nelle prime pagine dà il senso del suo raccontare. E’ un libro fatto di ascolto. Una storia triste, molto cruda e squallida, eppure estremamente vera, racconti consegnati da chi quel periodo storico, fra le due guerre mondiali, l’ha vissuto. Un dare voce a chi è ai margini, dentro la storia ma relegato a un ruolo negativo, a chi non sa o non può parlare. Malavita, o ancora di più vita “mala”, cattiva, matrigna, con Lucia, che paga il suo essere bella e povera con l’attenzione da parte di nobili che con un gioco crudele la usano per un breve periodo e fanno di lei una donna dedita “al mestiere” senza vocazione. E’ una spirale di degrado e povertà quella in cui precipita insieme alle 3 figlie che condivideranno una strada da cui sembra impossibile fuggire e che non prevede redenzione. “Chi è pulla, è pulla per sempre”. I personaggi maschili non ne escono bene da questa storia: nobili depravati, “mariti” che hanno sposato il mestiere di protettori, il parroco perverso e lascivo…Un universo che sfrutta e giudica. Lo sfondo è quello di una Palermo misera e devastata, ma fra le pagine sembra echeggi la voce di De André che racconta la sua “Città vecchia”. Uno scenario che non si esaurisce fra le mura di una sola città. La scrittura asciutta e inframmezzata di “abbanniate” è efficace. Ho avuto la sensazione di essere davanti ad un cantastorie, un ammaliatore di piazza, che con il suo canto malinconico racconta di fatti, personaggi e storie, che altri hanno visto ma che solo lui sa narrare. Bravo Giankarim, raccontane altre.