La malaria in Calabria tra fine Ottocento e primo Novecento. Una storia tragica tra miopie istituzioniali e impegno dei singoli

Fin dalle prime pagine del libro di Massimo Conocchia si avverte un forte interesse per le notizie storiche, politiche e sanitarie della sua martoriata terra di Calabria, terra di cui in genere si ha una vaga reminiscenza storica per qualche raro documentario televisivo risalente agli anni cinquanta. Quello che rimane impresso fin da subito è un senso di vergogna storica per le sofferenze sopportate per molti decenni da una terra di tanta aspra bellezza, che ancora oggi vive uno stato di profonda ingiustizia sociale. La malaria che ha funestato la nostra bella terra di Calabria, di cui l'autore ripercorre puntualmente la storia con date e biografie di uomini illustri, ha portato non solo morte e sofferenze di ogni genere ma anche gravi ripercussioni economiche. Il libro si inoltra nella descrizione delle miserie di questa povera terra del Sud a fine XIX e inizio XX secolo con il racconto delle disumane condizioni di vita dei contadini e delle loro famiglie prive di ogni mezzo di sussistenza nonchè di assistenza sanitaria, che porteranno i più miseri ad emigrare in altri continenti in cerca di miglior vita. Questo libro, per l'argomento trattato, può apparire come un'opera "di nicchia" è in realtà di forte impatto emotivo e culturale per la società di cui ci parla con una semplicità priva di qualsiasi retorica. E' una lettura consigliata per l'accurata esposizione della storia politica e socio-economica di una regione che ha conosciuto una importante ripresa in campo medico (e non solo) grazie ai molti grandi uomini che hanno contribuito a ridurre l'enorme disparità tra Nord e Sud e hanno lasciato il segno della loro preziosa attività nella splendida terra calabra.