Machiavelli e l'Italia. Resoconto di una disfatta

Al centro di questo importante libro si trova l'Italia. L' " Italia tutta a fiamme e foco" che tra il 1494 e il 1530 perde la sua 'autonomia' nello scacchiere europeo, che sarà, dopo allora, dominato dalle grandi potenze d'oltralpe. Dopo la morte di Lorenzo de' Medici e nonostante l'affermazione della famiglia con ben due papi, la parabola della signoria fiorentina (dalla Repubblica al Principato) sarà anche quella delle 'libertà' degli italiani che si troveranno a dipendere, in gran parte, direttamente o indirettamente dalla monarchia Asburgica dopo le devastanti 'guerre di Italia' (che Guicciardini chiamerà icasticamente "Horrende"), passando attraverso il tragico sacco di Roma, 1527, e la doppia incoronazione di Carlo V a Bologna, 1530. In questo fecondissimo arco temporale si inserisce anche la parallela, tragica, parabola di Machiavelli che il libro ripercorre negli snodi biografici e letterari attraverso una lettura avvincente delle opere, in un costante (illuminante) dialogo con lo straordinario epistolario. Ne esce la storia di una disillusione letta attraverso un autore che Guicciardini definisce "estravagante" e "inventore di cose nuove et insolite"; che, come tutti gli innovatori, è destinato ad un insuccesso immediato e ad una 'rivalutazione' postuma. La storia della "grande catastrofe italiana" si snoda attraverso la lettura attenta de "Il Principe" tenendo come barra la percezione di una imminente fine tragica e irreversibile, che attanaglierà Niccoló fino ai suoi ultimi, frenetici, giorni, nell'intento di "liberare l'Italia" delle "gigantesche fiere, le quali, al di fuori del volto e della lingua, non hanno nulla di umano" (Guicciardini).

Stupendo.Un’analisi lucidissima, un libro che porta in ogni pagina alla riflessione. Una lettura necessaria per chiunque si consideri un Vituli.

Mi sono addentrato ieri sera nella lettura di questo testo, che mi ha letteralmente affascinato. L'autore scrive pagine mirabili, dense di rimandi, di echi su testi contemporanei al Machiavelli ed altri, che nel tempo, riprendono le suggestioni, le immagini, gli echi della strana sorte dell'Italia dopo gli splendori che culminano nel primo Cinquecento. Un consiglio assoluto: da leggere, ne rimarrete conquistati perché Asor Rosa tratteggia con rara efficacia e argomentazioni sempre valide ed attuali, la potente e, a suo modo, tragica figura di Machiavelli. Un' occasione perduta, un qualcosa che poteva essere ma non si è verificata, come il grande fiorentino aveva ben compreso ed analizzato, Ottimo testo, con ricchezza di rimandi e consigli bibliografici che ne rimarcano l'ampiezza di vedute e le prospettive di ricerca.