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Lydia & Maynard. Lettere (1923-1925)
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1990
1 gennaio 1990
224 p.
9788877680594

Voce della critica


scheda di Marzola, A., L'Indice 1992, n. 2

"Quando sto tutto il giorno qui seduto a scrivere il mio libro, come ho fatto oggi, a volte mi parrebbe preferibile non avere nient'altro cui pensare. In effetti non è vero. Se la testa pensa a una cosa sola, si inaridisce molto presto ed esaurisce la propria fertilità (almeno la mia fa così) per cui le distrazioni non fanno perdere tutto il tempo che si crede". Così John Maynard Keynes scrive, il 1| febbraio 1925, a Lydia Lopokova, sua promessa sposa, nonché destinataria, tra gli anni 1922 e 1937 di numerosissime amorose e vivaci lettere che, insieme alle sollecite ed altrettanto affettuose missive di Lydia, vanno a comporre un fittissimo epistolario. Rosellina Archinto ne pubblica una scelta (1923-25) ottimamente tradotta e introdotta da Marina Premoli che correda il volume con un fitto apparato di note e con una utilissima appendice esplicativa dei numerosissimi riferimenti a persone e luoghi. Sottolineando la necessaria compresenza di diversificati orizzonti di pensiero, e, implicitamente, anche l'incisività del dettaglio, la lettera di Maynard del 1| febbraio pare richiamare la nostra attenzione sulla significatività dell'epistolario nel quale, per l'appunto, si dà testimonianza di un vissuto estremamente composito: il resoconto di serate conviviali, o di salubri passeggiate a cavallo, l'invenzione di cruciverba amorosi si affianca su un medesimo piano di rilevanza agli incontri con gli accademici di Cambridge o alle impegnate discussioni economiche con Piero Sraffa. Lydia e Maynard contribuiscono ad intessere un chiacchiericcio caratterizzato dalla repentina mobilità di argomenti, un pettegolezzo nobilitato da una precisa scelta di vita culturalmente radicata nella teoria e nella prassi del Circolo di Bloomsbury che, 'obtorto collo', accetta, insieme a Maynard, anche la ballerina russa. Lydia reagisce alla diffidenza e al sarcasmo dei bloomsburiani con una buona dose di ironia sempre presente nelle sue lettere a Maynard con il quale si stabilisce una preziosa complicità che consente anche a Keynes di assumere nei confronti del gruppo un atteggiamento più "separato" e uno sguardo più critico. Il rapporto amoroso tra John Maynard Keynes e Lydia Lopokova si manifesta insomma nell'epistolario come lo spaccato indicativo di un intero clima culturale e come concreta realizzazione di uno stile di vita che Keynes - lo dichiarano le sue stesse parole opportunamente citate nell'introduzione - sperava sarebbe divenuto patrimonio comune: "L'autore... spera ancora e crede che non sia lontano il giorno in cui il problema economico occuperà quel posto di ultima fila che gli spetta, mentre nell'arena dei sentimenti e delle idee saranno, o saranno di nuovo protagonisti i nostri problemi reali: i problemi della vita e dei rapporti umani, della creazione, del comportamento e della religione...". Dispiace dover constatare, leggendo nella recensione all'epistolario dell'economista Sergio Ricossa toni di rammarico per la frivolezza dei suoi contenuti, che la fiducia di Keynes era infondata.

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John Maynard Keynes

1883, Cambridge

È stato il più importante e rivoluzionario economista del Novecento. La sua teoria economica, che ruppe con la tradizione liberista del laissez-faire, cioè con l’idea che lo Stato non debba occuparsi di economia e lasciar fare al libero mercato, fu la base del New Deal inaugurato dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt per uscire dalla crisi iniziata nel 1929 con il crollo di Wall Street. Le politiche keynesiane, costituite soprattutto da investimenti pubblici, tassazione progressiva e protezione sociale, risollevarono l’economia americana e segnarono la politica economica dell’Occidente fino agli anni Settanta. L’abbandono di quel fecondo filone di pensiero, in favore di un libero mercato senza alcun contrappeso, ha sguarnito la politica...

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